venerdì 30 maggio 2008

La poesia secondo Ungaretti


GIUSEPPE UNGARETTI

COMMIATO


Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso


(da Il porto sepolto, 1916)


Ettore Serra è un giovane ufficiale del Commissariato. Sarà lui a far stampare e pubblicare a Udine nel dicembre del 1916 la prima edizione del "Porto sepolto" di Giuseppe Ungaretti. Questa poesia, scritta a Locvizza due mesi prima, suona come dedica all'amico, conosciuto una mattina per le strade di Versa: "Non ebbi il coraggio di non confidarmi a quel giovine ufficiale che mi domandò il nome, e gli raccontai che non avevo altro ristoro se non di trovarmi e cercarmi in qualche parola e ch'era il mio modo di progredire umanamente". Il tenente Serra prende il tascapane del poeta, dove erano raccolti i versi scritti su vecchi foglietti, su cartoline di franchigia, su spazi bianchi di lettere ricevute, su margini di giornali e li tramuta prima in bozze, che mostrerà a Ungaretti attraversando il San Michele e poi nella prima edizione.

Così Ungaretti spiega la sua poetica - e la lirica sarà posta a chiusura del volume, a "Commiato", appunto: la poesia è parola che fa fiorire gli uomini e il mondo. È una meraviglia che consente di guardare con occhi nuovi la realtà. Nell'edizione del 1923 dell'"Allegria" è lo stesso poeta a spiegare: "Ho sempre distinto tra vocabolo e parola e credo che la distinzione sia del Leopardi. Trovare una parola significa penetrare nel buio abissale di sé senza turbarne né riuscire a conoscerne il segreto". Quindi varcare i confini della propria inquietudine attraverso la poesia, illuminarla con la sua piccola lucerna senza però arrivare a scalfirne il mistero. "Il porto sepolto" non è altro che ciò che in noi rimane di segreto e di indecifrabile. A Ettore Serra, che da civile si occupava di perlustrazioni sottomarine, non poteva certo dispiacere questo altro lavoro di scavo, che non esplorava le profondità marine, ma quelle interiori, quegli abissi aperti dentro di noi.



"Il porto sepolto", Edizione del 1923


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LA FRASE DEL GIORNO
È mia convinzione che nessuno capisca fino in fondo gli elaborati stratagemmi ai quali ricorre per evitare l'ombra sinistra della conoscenza di sé.
JOSEPH CONRAD, Lord Jim




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


2 commenti:

Unknown ha detto...

se pur mi affascina il genio dell'umano, la stessa malìa subisco da coloro che per primi questo genio intravedono. in essi c'è il talento dell'intuito, una sorte di laica profezia.
che bella storia hai raccontato, daniele.

DR ha detto...

Ci sono personaggi che hanno questo dono di intravedere il talento. E non necessariamente un grande poeta deve essere riconosciuto da un altro grande poeta. Così avviene nella musica, nell'arte, nello sport. Senza Serra, probabilmente Ungaretti avrebbe trovato un altro modo di "sfondare". Ma il fascino sta tutto nel momento: la poesia cercata e riconosciuta mentre intorno divampa l'incendio della guerra. Anche Rigoni Stern leggeva l'Odissea durante la campagna di Russia.