giovedì 16 aprile 2009

Sera di aprile


ALFONSO GATTO

MOTTETTO DELLA SERA D'APRILE


Come la pioggia il cuore
scende in sé solo eterno
come in un lungo inverno
la neve dell'amore.

Tutta dolcezza e pianto
vorresti le parole
che chiudono da sole
la verità del canto.

Parole in cui la sera
si spenga a poco a poco
sola in quel fiume fioco
di cielo a primavera.

In questa calda serra
un palpito che sveli
le cose è già parola.
Cade la pioggia, sola.
Sei come i grandi cieli
che fuggono la terra.


(da Poesie d'amore 1941-1949)


Per comprendere appieno il significato di questa poesia di Alfonso Gatto bisogna sapere che cos'è un "mottetto", ovvero il valore popolaresco che riveste questo genere di componimento poetico. Perché, come in altre poesie di Gatto, i versi sgorgano attorno al canto di una donna.

È una sera di aprile, dolce smorire di un crepuscolo in cui la pioggia cade sui fiori e sul verde nuovo, e una donna canta, forse su un balcone, in un'usanza che è andata perduta, sconfitta dal progresso e dalla tecnologia. La canzone è, come molti canti tradizionali, dolce e malinconica, proprio come una piovosa sera di aprile, e parla dell'amore e dei suoi tormenti. Gatto chiude con una metafora ermeticamente misteriosa ma molto efficace: la donna che canta, che insegue l'amore non solo in quella canzone ma nella vita, che cerca verità e certezze, è simile al cielo che sembra allontanarsi dalla terra.

Quell'incipit meraviglioso è invece una sentenza: "Come la pioggia il cuore scende in sé solo eterno come in un lungo inverno la neve dell'amore". Questa è la perla racchiusa in un mottetto, breve susseguirsi di strofe che nascondono un proverbio.



Derek Hare, "Close of day"


* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
Non so se, in genere, sono capace di amare. So desiderare, so cercare me in altri esseri umani, tendere l'orecchio a un'eco, bramare uno specchio, so cercare il piacere e ciò può avere tutta l'aria di un amore.
HERMANN HESSE, L'ultima estate di Klingsor





Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


2 commenti:

Asia ha detto...

La felice critica - fa onore al canto. Così come la frase estrapolata di H.H.che è già amore. Il mio ossequio Renoir

DR ha detto...

"Un palpito che sveli le cose" ecco la poesia, Franca. E la capacità d'amare...