martedì 8 febbraio 2011

Ogni lettore è un altro poeta

 

“Se nelle pagine che seguono c’è qualche verso ben riuscito, mi perdoni il lettore la sfrontatezza di averlo composto prima di lui. Tutti siamo la stessa persona; le nostre nullità differiscono così poco, e così tanto influiscono le circostanze sulle anime, che è quasi una casualità che tu sia il leggente e io lo scrivente – il sospettoso e appassionato scrivente dei miei versi” scrive Jorge Luis Borges nella prefazione intitolata All’eventuale lettore della sua raccolta del 1923 Fervore di Buenos Aires.

Un concetto che ricorda alcune teorie del messicano Octavio Paz, Premio Nobel per la Letteratura nel 1990: in Corrente alterna spiega che “ogni lettore è un altro poeta; ogni testo poetico, un altro testo”. E ancora: “Aperto o chiuso, il testo esige l’abolizione del poeta che lo scrive e la nascita del poeta che lo legge”. Una bella metafora usata da Paz è quella del lettore che apre la gabbia in cui è racchiuso il testo e lo libera, gli permette di alzarsi in volo. Per questo ipotizza per la poesia un futuro che riporta al passato, alla tradizione omerica: La poesia futura sarà orale. Collaborazione tra macchine parlanti, macchine pensanti e un pubblico di poeti, essa sarà l’arte di ascoltare e combinare i messaggi. E non è ciò che si fa ora quando leggiamo un libro di poesie?”

Quando leggiamo una poesia, entriamo in essa in punta di piedi, ma presto ci appropriamo di quel linguaggio, di quelle parole, di quei messaggi, di quelle analogie, elaboriamo la nostra immagine mentale, vi apportiamo le nostre emozioni e le nostre sensazioni. In breve, per dirla con Borges, il leggente diviene lo scrivente e quel testo aderisce alle sue esperienze, alla sua vita per diventare viva poesia; è ancora Octavio Paz a spiegare l’azione del lettore: “Il testo ermetico ha bisogno per compiersi, dell’intervento di un lettore atto a decifrarlo. Il testo aperto implica anche una minima struttura: un punto di partenza, o, come dicono i buddhisti, un «appoggio» per la meditazione. Nel primo caso il lettore apre il testo poetico; nel secondo lo integra, lo chiude”. Tra poeta e lettore si ingenera dunque una necessaria simbiosi: il lettore è il paguro Bernardo, la poesia la conchiglia che gli fa da casa.

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Jean-Baptiste-Camille Corot, “Femme lisant”

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LA FRASE DEL GIORNO 
Se scrivere una poesia significa cogliere la segreta connessione che lega le cose, leggerla è penetrare in quel mondo nascosto e, come se fosse una stanza già arredata, appendervi i propri quadri e appoggiare qua e là i propri vestiti, ovvero aggiungervi il proprio passato e le proprie emozioni. 
V. GRANIERO, V. MORETTI, D. RIVA, C. TALAMO, Uno, doje, tre e quattro

1 commento:

Vania ha detto...

...quanto è Vero ..quello che è scritto....quanto però alle volte è difficile...per mille motivi.
ciao Vania