domenica 1 settembre 2013

Seamus Heaney

 

Venerdì scorso, dopo una breve malattia, alla Blackrock Clinic di Dublino è morto Seamus Heaney, poeta classe 1939: nato a Casteldawson, nell’Ulster, si era poi trasferito a Belfast. Premio Nobel nel 1995,  erede di Yeats, professore ad Harvard, fu spesso ispiratore dei testi degli U2. Di lui Maurizio Cucchi ricorda “l'ampio fiato, la profondità generosa e potente della sua opera” pregna di un senso di appartenenza alla terra d’Irlanda e alla condizione storica e sociale di quel paese, il cosiddetto “senso del luogo” capace di restituire la sensazione fisica e addirittura tattile attraverso la scrittura, di ricreare l’atmosfera di piogge e torbiere, di cieli incupiti  e vento che spazza ogni cosa, di toponomastica inconfondibile: Tamlaghtduff, Anahorish, Toomebridge...

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Heaney

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VANGANDO

Quatta quatta con il colpo in canna
Fra medio e pollice sta la penna.

Sotto la finestra un raspo netto all'internarsi
Della vanga nel terreno ghiaioso:
È mio padre che dissoda. Guardo in basso,

Finché sotto sforzo, a groppa curva
Sulle aiuole, torna venti anni indietro
Piegandosi a tempo per i solchi
Di patate che vangava.

A posto sul vangile lo scarpone,
Saldo fulcro del manico il ginocchio,
Cavava gambi, ficcava a fondo la lucente lama
Per spargere patate nuove che noi raccattavamo
Adorandone fresca la durezza nella mano.

Per Dio, il vecchio ci sapeva fare
Con la vanga. Come il suo vecchio.

Mio nonno in una giornata tagliava più torba
Di chiunque altro nella torbiera di Toner.
Una volta gli portai il latte in una bottiglia
Sciattamente turata con la carta.
Si raddrizzò per bere e subito riprese

Con cura a fare tacche e fette, spalandosi le zolle
Dietro le spalle, sempre più a fondo
A cercare quella buona. Scavando.

Il freddo afrore di terriccio di patate, risucchio e stacco
Da torba in guazzo, secco taglio della lama
Nelle radici vive, mi si risvegliano in testa.
Ma non ho vanga per seguire uomini come loro.

Fra medio e pollice
Quatta quatta sta la penna.
Sarà la mia vanga.

(da North, 1975 – Traduzione di Roberto Mussapi)

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IL FUSTO DI PIOGGIA

Capovolgi il fusto e quello che succede
è una musica che non avresti sperato mai
d’udire. Lungo il secco stelo di cactus scorrono
acquazzoni, cascate, rovesci, risacche.
Ti lasci attraversare come un condotto
d’acqua, poi lo scuoti di nuovo leggermente
ed ecco un diminuendo che corre per le sue scale
come una grondaia gemente. Di seguito,
uno spruzzo di stille da foglie irrorate,
sottile umidità d’erba e margherite;
poi mille luccichii come soffi di brezza.
Capovolgi ancora il bastone. Quel che succede
non è sminuito dall’essere accaduto una volta,
due, dieci, mille volte prima.
Che importa se tutta la musica che traspare
è un cadere di pietriccio e semi secchi lungo un fusto
di cactus! Sei come l’uomo ricco accolto in paradiso
attraverso il timpano di una goccia di pioggia.
E adesso riascolta.

(da The Spirit Level, 1996 – Traduzione di Roberto Mussapi)

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PAROLE CONIATE PER L’OCCASIONE

La strada presa
per evitare Cavan
mi portò a ovest,
(un’indicazione letta male)
e così a Derrylin
svoltai a est.

Sole su ghiaccio,
lanugine
su canne e cespugli,
la gettata del ponte in ferro
in un silenzio d’Avvento
che attraversai,

poi accostai,
parcheggiai e sedetti
respirando nebbia
sul,parabrezza.
Requiescat...
Uscii

ben avvolto,
in piedi sulla riva
gelata fissavo
l’orizzonte di brina,
la mia prima sosta
del genere dopo anni.

E benedii me stesso
in nome di quell’unica occasione
e di ciò che capita per caso,
i
chi lo sa
e i che succederà
e i così sia.

(da District e Circle, 2003 - Traduzione di Luca Guerneri)

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ALTRE POESIE DI SEAMUS HEANEY SUL “CANTO DELLE SIRENE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Dilettarsi in versi finché non diventano / Una vita
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SEAMUS HEANEY, Death of a Naturalist




Séamus Heaney (Castledawson, 13 aprile 1939 – Dublino, 30 agosto 2013), poeta irlandese, massimo rappresentante contemporaneo del rinascimento poetico irlandese. Ottenne il Premio Nobel per la letteratura nel 1995 “per gli impianti di bellezza lirica e di profondità etica, che esaltano i miracoli giornalieri e la vita passata”.


3 commenti:

Greta ha detto...

Conoscevo la prima poesia, l'avevo preparata per un esame di letteratura inglese. Quando se ne va un poeta è sempre una dipartita particolare. Non rimane solo il ricordo, ma anche tutto il pensiero e la filosofia di vita, raccolta nei suoi scritti...

Vania ha detto...

..belle...mi piace molto la terza.

"e benedii me stesso...

ciaoo Vania:)

DR ha detto...

Una voce che si spegne... c'è tristezza ma la consolazione di quei versi lasciati in eredità. Devo dire che la prima mi piace molto, per la mia idea del poeta come artigiano