sabato 25 gennaio 2014

È il poema a dire noi

 

OCTAVIO PAZ

PAROLE IN FORMA DI POLVERIO

A José Emilio Pacheco

Apro la finestra
                      che dà
su nessuna parte
                       La finestra
che si apre verso dentro
                                 Il vento
solleva
         istantanee lievi
torri di polvere turbinante
                                    Sono
più alte di questa casa
                               Stanno dentro
questo foglio
                  Cadono e si rialzano
Prima di dire
                  qualcosa
al piegare il foglio
                         si disperdono

Turbini d'echi
                   aspirati   inspirati
dal loro proprio girare
                               Adesso
si aprono in un altro spazio
                                     Dicono
non ciò che dicemmo
                             un'altra cosa sempre altra
la stessa cosa sempre
                              Parole del poema
che giammai diciamo
                              È il poema a dire noi
                    

(da Ritorno, 1976 – Traduzione di Franco Mogni)

.

Devo dire che la visione poetica del premio Nobel messicano Octavio Paz è molto vicina a quella che ho io: la poesia è una specie di autoanalisi fatta in pubblico, è una visione dell’io e delle sue interpretazioni. Così il procedimento di formazione di una poesia è questo interno turbinio che solleva la polvere e porge la visione delle cose, permettendo alla poesia stessa di esprimersi: “Sul foglio di carta / il poema si fa / come il giorno / sulla palma dello spazio”.

.

585841-120915-twister-fire

FOTOGRAFIA © THE AUSTRALIAN

.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
Contro il silenzio e il rumore invento la Parola, libertà che si inventa e mi inventa ogni giorno.
OCTAVIO PAZ, Libertà sulla parola




Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998),  poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.


2 commenti:

Paolo ha detto...

Autoanalisi fatta in pubblico? Tengo scuorno, un po' mi vergogno....

DR ha detto...

Be', sì... Ma, in fondo, la poesia quello è!