domenica 31 agosto 2014

Chi un canto ha dato

 

MARINA CVETAEVA

ALLA MEMORIA DI SERGEJ ESENIN

...E non pietà - poco ha vissuto,
e non amarezza - poco ha dato -
molto ha vissuto - chi nei nostri giorni
ha vissuto, tutto ha dato - chi un canto ha dato.

Gennaio 1926

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Il 28 dicembre 1925 il poeta russo Sergej Esenin, ex marito della celebre ballerina Isadora Duncan, fu trovato impiccato nella stanza numero 5 dell’Hotel Angleterre di San Pietroburgo - allora Leningrado. Una morte ambigua, che ancora adesso non si sa con certezza se considerare suicidio o una messinscena della GPU, la polizia segreta del regime sovietico. Questo è l’omaggio di un’altra inquieta poetessa russa, Marina Cvetaeva, che pure non amava lo stile di Esenin: “Non credo in lui, non soffro di lui; sempre sento: com’è facile essere un Esenin!” scriveva pochi mesi prima all’amico Boris Pasternak, ponendo in risalto la differenza tra la musicalità e l’estetica dei versi di Esenin e la ricerca dell’essenza a discapito della forma propria invece della sua poesia. Ma quando Esenin scompare a soli 30 anni, Marina Cvetaeva gli rende l’onore delle armi, riconoscendo che in fondo la poesia è poesia in tutte le sue forme.

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ALEXEY AKINDINOV, “ESENIN E ISADORA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma c'è in Esenin, evocatore di ritmi, luci, colori, odori, un'altra realtà; l'infanzia del suo linguaggio con immagini strappate ad ogni spirale logica e segni, quasi discografia distorta, che sfuggono alle architetture sintattiche abituali...
SALVATORE QUASIMODO




Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 8 ottobre 1892 – Elabuga, 31 agosto 1941), poetessa e scrittrice russa. Divenuta una delle migliori voci del simbolismo russo, fu invisa al regime stalinista. Esule a Berlino e Parigi, tornò in patria nel 1939 alla ricerca del marito, fucilato dall NKVD e della figlia, in campo di lavoro. Disperata e isolata, si uccise nel 1941.


sabato 30 agosto 2014

Sarò te stessa

 

FEDERICO GARCÍA LORCA

MADRIGALE APPASSIONATO

Vorrei stare sulle tua labbra
per spegnermi nella neve
dei tuoi denti.
Vorrei stare sul tuo petto
per disfarmi nel sangue.
Vorrei sognare per sempre
nella tua chioma d’oro.
Che il tuo cuore si facesse
tomba del mio dolente.
Che la tua carne fosse la mia carne
che la tua fronte fosse la mia fronte.
Vorrei che tutta la mia anima
entrasse nel tuo piccolo corpo
ed essere io il tuo pensiero
ed essere io la tua bianca veste.
Per far sì che t’innamori di me
con una passione così forte
da consumarti cercandomi
senza mai incontrarmi.
Perché tu vada gridando
il mio nome fino a ponente,
chiedendo di me all’acqua,
bevendo triste le amarezze
che prima il mio cuore
nel desiderarti lasciò sul sentiero.
E intanto io entrerò
nel tuo corpo dolce e debole,
io sarò donna, sarò te stessa,
restando in te per sempre,
mentre tu invano mi cerchi
da Oriente ad Occidente,
finché fine ci brucerà
la fiamma grigia della morte.

Aprile 1919

(da Sonetti dell’amore oscuro, 1936 – Traduzione di Claudio Rendina)

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L’amore totale, quello presente in molte delle poesie di Federico García Lorca: l’amore che vuole entrare nell’amata – non fisicamente, o almeno, non solo fisicamente, ma anche e soprattutto spiritualmente: “Io sarò donna, sarò te stessa”, diventare l’Altro per comprenderlo, per scavalcare la visione egocentrica del mondo. In questo modo si fondono la passione e la dolcezza, l’eros e l’amore, e questa condivisione non può che essere totale e definitiva.

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Rutter

IGOR RUTTER, “LIEBESPAAR”

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LA FRASE DEL GIORNO
Non posso più essere contento, / per tutti i miei giorni devo portare / nella mia nostalgia la tua immagine. / Son proprio tuo
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FEDERICO GARCÍA LORCA




Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936), poeta e drammaturgo spagnolo). Voce tra le più originali del Novecento spagnolo, amico di Salvador Dalí e Luis Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai franchisti.


venerdì 29 agosto 2014

L’amore e il mare

 

ENRIQUE AZCOAGA

IL MARE E TU

Il mare e tu. La felicità e il duro
lento versarsi di spume affrancate.
Il mare e tu: le mie spiagge assediate
dalla smania di mare in cui perduro.

Il mare mi porta ieri. Tu il mio maturo
presente innamorato. Tu abbracciate
la gioia e il dolore. Il mare intrecciate
la gloria e l’angoscia di essere puro.

Ho in te la prova che il mio canto, amore,
soffre come il mare; che la mia gioia
vuole vivere nella tua purezza.

La tua spuma e lui, il tuo riso e il dolore.
L’amore senza mare e senza angoscia
il mare sono picchi senza altezza.

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In questo sonetto il poeta spagnolo Enrique Azcoaga, uno dei protagonisti della cosiddetta “Generazione del’36”, sovrappone l’immagine della donna amata a quella del mare: è un disegno imperfetto quello che ne esce, l’aderenza non è totale ma resta comunque indivisibile nella mente, nella memoria del poeta questa unicità in cui a cantare talvolta è lui, talvolta le onde, in cui ad agire talora è la donna, talora il mare, ma sovrastate sempre dal desiderio del poeta.

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I am here

MARIE FOX, “I AM HERE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Oh mare, mare vero: / è attraverso di te che vado –  anima, / grazie! – verso l’amore!
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, Diario di poeta e mare




Enrique Azcoaga Ibas (Madrid, 27 marzo 1912 - 26 marzo 1985), scrittore, poeta e critico d'arte spagnolo, affiliato al movimento noto come Generazione del '36. Travolto dall'atmosfera repressiva che esisteva in Spagna negli anni Quaranta, emigrò in America Latina in cerca di libertà creativa. Per undici anni visse a Buenos Aires dove fondò la rivista Atlántida.  


giovedì 28 agosto 2014

Un tappeto a colori vivaci

 

JORGE RIECHMANN

HAND-MADE IN INDIA

Un tappeto per la mia ragazza.
Piccolo, a colori vivaci,
perché i suoi piedi si ricordino di me ogni mattina.
Mi è costato meno di tremila pesetas
in un negozio del quartiere vecchio:
                                                          hand-made in India.

Poi leggo sul giornale
che ho una possibilità su tre che sia stato tessuto
dalle dita agili di un bambino schiavo
capace di star seduto per ore e ore
nella stessa posizione
il che determina incrementi di produttività importanti.

Hand-made in India,
                                  il suo corpo torto,
le mani sfibrate.
Il mondo è diventato
così piccolo che è difficile
serbare la minima distanza d’igiene necessaria
davanti allo sfruttamento
e le nostre digestioni si risentono.
In qualche momento sono stato condannato all’inferno
ma altri scontano la condanna al posto mio.

Casa di molti piani
senza scale, e una cantina sigillata
dove a volte sprofondo per non respirare.

(da Il taglio sotto la pelle, 1994 - Traduzione di Stefano Bernardinelli)

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Una poesia d’amore che si trasforma in una denuncia sociale: perché meravigliarsi? La vita non è solo di rose e fiori, è anche di spine e di pensieri. Il poeta spagnolo Jorge Riechmann, sebbene intento spesso a cantare l’eros e la forza vitale dell’amore, non dimentica temi quali l’ambiente e, appunto, la sociologia. Perché se la poesia è un andare al di là del visibile, ancor di più sarà in grado di superare le apparenze che il mondo globalizzato vuole spacciare per vere.

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HENRI MATISSE, “RAGAZZA CON VESTITO VERDE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Io ho scritto / in più di un’occasione / dalla parte dei vinti / e non senza enfasi // ma in realtà mi trovo / dalla parte dei vincitori.
JORGE REICHMANN, Il taglio sotto la pelle




Jorge Riechmann Fernández (Madrid, 24 marzo 1962) è un poeta, traduttore, saggista, matematico, filosofo, ecologista e dottore in scienze politiche spagnolo. Autore di un'ampia opera poetica, è legato al gruppo dei poeti della poesia della coscienza e alla generazione degli anni Ottanta o postnovisimos.


mercoledì 27 agosto 2014

Quei due o tre baci

 

JAROSLAV SEIFERT

PRIMA CHE ASCIUGHINO QUEI DUE O TRE BACI

Prima che asciughino quei due o tre baci
sulla fronte
           e qui e lì,
ti chinerai per bere
acqua d’argento dallo specchio,
e se nessuno ti starà a guardare
ti toccherai le labbra con la bocca.

C’è un tempo in cui più svelto delle dita
che lo scultore passa
il sangue impaziente ti modella sulla creta
il corpo dal di dentro.

Forse stringerai tra le mani
i tuoi giovani capelli
e li solleverai sopra le spalle
perché somiglino piuttosto ad ali
e davanti a loro prontamente correrai

           dove proprio davanti agli occhi
e sul fondo estremo dell’aria
sta il grande, erto, conturbante
e dolce nulla,
           che splende.

(da La colata delle campane, 1967 - Traduzione di Sergio Corduas)

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Una donna-Narciso, una donna-angelo è protagonista di questa poesia del Premio Nobel ceco Jaroslav Seifert. Il poeta la pone di fronte allo scorrere del tempo, ne fa una personificazione della vita, in contatto con gli amori che caratterizzano gli anni, con lo sfiorire, con il passaggio dall’alba al tramonto che coinvolgerà anche questa ragazza.

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Van Hove

DIPINTO DI FRANCINE VAN HOVE

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LA FRASE DEL GIORNO
E non è vero che la vita ci mente, / la vita è una moneta che cade lungamente, / solo in terra si capisce, quando s’arresta, / se cade croce o cade testa.
JAROSLAV SEIFERT




Jaroslav Seifert (Praga, 23 settembre 1901 – 10 gennaio 1986), poeta e giornalista ceco. Nel 1984 fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura, “per la sua opera poetica che, dotata di grande freschezza, di sensualità e di una ricca immaginazione, fornisce un’immagine liberatoria dello spirito indomabile e della versatilità umana”.

martedì 26 agosto 2014

Nobile notte

 

LUCA CANALI

ALLA NOTTE

Nobile notte dal materno
grembo, folta matrice di anacoretiche
purezze  e di pagane
lussurie, d’inenarrabili angosce
e quieti iperuranie. Tu patria
dei sogni e degli insonni
rovelli dello spirito e dei sensi.
Anche morire in te è più facile
che nel tuo estroso,  berciante,
carnevalesco fratello,
il giorno.

(da Anticlimax, Biblioteca dei Leoni, 2014)

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È dall’ultima opera del latinista Luca Canali che arriva questa ode alla notte, alla sua misteriosa essenza fatta di silenzio e di buio, alla vita che in essa si fa più tenue, più dolce, che assume toni sfumati e più rilassati. È il tempo in cui si dorme, certo, ma anche quello in cui si sogna, in cui ci si ama, in cui si riflette e si medita, in cui si affrontano gli abissi dell’anima senza le distrazioni luminose del giorno.

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Potthast

EDWARD HENRY POTTHAST, “A SUMMER’S NIGHT”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'uomo nella notte accende a se stesso una luce quando la sua vista è spenta.
ERACLITO, Sulla natura




Luca Canali (Roma, 3 settembre 1925 – Roma, 8 giugno 2014), poeta, scrittore e latinista italiano. Traduttore di Catullo, Lucrezio, Lucano e Virgilio, nei suoi versi sperimentò stili diversi spaziando dall’eros alla guerra, dalla solitudine alla nevrosi e alla depressione che caratterizzarono gran parte della sua vita.


lunedì 25 agosto 2014

Il cielo di ieri

 

JOSÉ GARCÍA NIETO

ALLO SPECCHIETTO RETROVISORE

Tu sei il cuore con il vissuto,
in te c’è quello che ci lasciamo dietro,
quello che abbiamo amato con passione,
definitivamente ormai perduto,
in te vediamo le grazie trascorse,
i paesaggi e il cielo di ieri,
quando le cose che ancora ricordi
galleggiano sulle acque dell’oblio,
però vivi ed esisti, piccolo e luminoso,
guardi quei prati, quel sogno così lontano,
le rose di quel giorno,
credi di potere cambiare la sorte e,
se anche andiamo verso la morte,
vivi comunque del passato.

(da Juego de los doce espejos, 1951)

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È facile dire che si fa poesia con tutto, che c’è poesia in tutto, ma questi versi del poeta spagnolo José García Nieto (1914-2001) fanno in realtà dello specchietto retrovisore di un’automobile la metafora perfetta della vita: quella che in esso si riflette è la vita che abbiamo vissuto, che ogni tanto ci soffermiamo ad osservare. Ma l’auto va avanti, in una sola direzione, ed è lì che siamo, nel continuo presente del parabrezza, per quanto sia bello il paesaggio rimasto alle nostre spalle, nel retrovisore.

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FOTOGRAFIA © LAURA DOMELA

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LA FRASE DEL GIORNO
Ci godremo il presente quando, in futuro, sarà passato.
GIOVANNI SORIANO, Finché c’è vita non c’è speranza




José García Nieto (Oviedo, 6 luglio 1914  – Madrid, 27 febbraio 2001), poeta e scrittore spagnolo, vincitore del Premio Cervantes e membro della generazione poetica del dopoguerra spagnolo. Si è dedicato alla letteratura, in particolare alla poesia, al teatro, compreso l'adattamento di classici spagnoli, e alla sceneggiatura di film. 


domenica 24 agosto 2014

Un nuovo amore che nasce

 

HILARIO BARRERO

SEVENTH AVENUE CORNER BERKELEY STREET

Nella magnifica mattina di domenica
(il viale con i tulipani rossi
e una luce di Hopper sulle facciate),
un ragazzo, appoggiato all'angolo
di una casa con un ciliegio fiorito,
sta aspettando qualcuno
con un mazzo di fiori gialli.
Un nuovo amore che nasce così presto
e di domenica dovrebbe godere
di una luce avanzata e di una lunga vita
e non morire insieme a quei fiori.

(da Libro de familia, 2011)

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New York, più precisamente Brooklyn, un mattino di primavera, una domenica. La natura si è risvegliata con tutti i suoi colori dopo un lungo inverno e il sole batte sulle case regalando una luce magica. In quel contesto, all’angolo tra la Seventh Avenue e Berkeley Street un ragazzo aspetta una ragazza con un mazzo di fiori. Il nuovo amore che nasce – pensa il poeta spagnolo Hilario Barrero, docente di spagnolo all’Università di New York City – non sopravvivrà a quei fiori, e costruisce tutta la poesia sulla contraddizione tra la bellezza dirompente della natura e la fragilità del legame amoroso tipico della gioventù.

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BANKSY, “WAITING IN VAIN… AT THE DOOR OF THE CLUB”

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LA FRASE DEL GIORNO
Tra un uomo e una donna ciò che chiamano amore è una stagione. E se al suo sbocciare questa stagione è una festa di verde, al suo appassire è solo un mucchio di foglie marce.
ORIANA FALLACI, Lettera a un bambino mai nato




Hilario Barrero (Toledo, 1948), poeta, prosatore e traduttore spagnolo che vive a New York dal 1978. La sua poesia è un doloroso canto di felicità fatto di serenità e ruvidezza. La riflessione sulla vita e la morte e l'amore, e l'austerità nelle forme lo avvicinano a una poesia classica molto cernudiana.


sabato 23 agosto 2014

Domande al futuro


GYÖRGY PETRI

NELL’INVERNO DEL 1980


Alla fine di questa tappa
che comincia adesso, compirò
quarantanove anni. Non ho idea
di quale sarà la moda
allora: che modello
di biancheria intima, quali carabattole…
I giorni della mia gioventù, ad ogni modo,
si saranno consumati tutti.
Questo uomo logoro
cercherà ancora compromessi?
E quali? In che lingua
leggerà il giornale? Dormirà
con la stessa donna
che oggi si sveglia al suo fianco?


(da Azt hiszik, 1985).


Domande senza risposta quelle che si pone sul principio degli anni ‘80 il poeta ungherese György Petri: sono le domande che capita di porsi ogni tanto, quando si pensa al futuro non prossimo, sono domande che si pongono soprattutto i più giovani – al tempo di questi versi Petri ha 27 anni e l’avvenire gli appare incertissimo anche perché è un dissidente, considerato sovversivo dal regime comunista ungherese. A noi che lo leggiamo “dal futuro” è dato di sapere come si è sviluppato per György Petri: dopo dieci anni di dura opposizione poté godere del crollo del regime con la Rivoluzione del 1989, incassò tutta una serie di premi letterari che prima gli erano negati, divenne anche parlamentare per poi ritirarsi schifato e morire di cancro alla laringe – da fumatore accanito – nel 2000. Compromessi ne ha dovuti fare, la biancheria intima si è evoluta rimpicciolendosi ancora un po’, il giornale è rimasto tale, almeno prima di diventare online. Quanto alla donna, non era la stessa: Petri si sposò infatti ben tre volte.

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ANDREW JUDD, “PAINT THE FUTURE”
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LA FRASE DEL GIORNO
Passiamo tutta la vita a preoccuparci del nostro futuro. A pianificare il futuro. A cercare di prevedere il futuro. Come se prevederlo potesse in qualche modo attutire i colpi. Ma il futuro cambia sempre. Il futuro è la dimora delle nostre paure più profonde. E delle nostre speranze più folli. Ma una cosa è certa, quando alla fine si rivela, il futuro non è mai come l'avevamo immaginato.
ALLAN HEINBERG, Grey’s Anatomy, 5ª stagione, episodio 23




György Petri (Budapest, 22 dicembre 1943 – 16 luglio 2000), poeta ungherese. Sotto l'influenza di Lukács, affermò di essere un austromarxista, che si opponeva fortemente alla dottrina ufficiale dell'epoca. Dal 1975 al 1988 le sue opere furono bandite in quanto politicamente inaccettabili. La prima raccolta ufficiale delle sue poesie è stata stampata nel 1991 da Szépirodalmi Könyvkiadó.


venerdì 22 agosto 2014

Acqua e fuoco

 

MARÍA CLARA GONZÁLEZ

NELLA STAGIONE DEL SOGNO

Abbiamo dimenticato i nostri nomi
e i nostri pronomi si confondono
e si intrecciano…
                                  Octavio Paz

La tua pioviggine e la mia nebbia
La tua allegria e i miei occhi
I tuoi occhi e il mio ventre
Le mie mani e il tuo corpo

In questa stagione di un solo sogno
Mio dono di acqua trasparente

Tu fuoco
spirale nelle mie viscere

(da Pasajeros del viento, 1996)

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A originare questa poesia di María Clara González, poetessa colombiana, sono chiaramente i tre versi di Octavio Paz posti in epigrafe: nell’amore, nell’eros i nomi e i pronomi si confondono, così l’Io e il Tu si intrecciano per dare vita a un Noi in cui sono ormai indistinguibili e ognuno apporta la sua parte donando e ricevendo.

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DIPINTO DI IRINA VITALIEVNA KARKABI

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LA FRASE DEL GIORNO
Non il semplice incontro di due corpi, ma l'incontro di due anime. E questo è l'amore. L'amore può contenere in sé il sesso. Il sesso non può inglobare in sé l'amore.
OSHO RAJNEESH




María Clara González De Urbina (Bogotá, Colombia, 1952) poetessa, scrittrice, traduttrice, saggista e critica letteraria colombiana. Esperta della Generazione del ‘27 spagnola, la sua poesia è “ ricerca, rivelazione, rottura, alimento, pianto e benedizione”.



giovedì 21 agosto 2014

A misura del cuore

 

ODYSSEAS ELYTĪS

BEVENDO SOLE DI CORINTO

Bevendo sole di Corinto
Decifrando i marmi
Varcando vigne mari
Puntando con la fiocina
Un ex-voto di pesce che sguscia
Trovai le foglie che la salmodia del sole manda a mente
La terraferma viva che la brama gode
D’aprire.

Bevo acqua spicco frutti
Ficco la mano nei fogliami del vento
Gli alberi di limone irrorano il polline d’estate
Gli uccelli verdi fendono i miei sogni
Parto con un’occhiata
Occhiata larga dove il mondo si rifà
Bello da capo a misura del cuore.

(da Sole il primo, 1979 - Traduzione di Filippo Maria Pontani)

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C’è tutto il sapore dell’estate mediterranea in questa poesia del Premio Nobel greco Odysseas Elytīs: c’è il gusto del sole che matura le uve, del sale che viene dal mare e si perde nell’aria, il giallo aroma dei limoni, lo sguardo che si apre nell’azzurro e immagina i vasti spazi dell’universo e la libertà del volo degli uccelli. A misura del cuore.

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DIPINTO © F-WALLPAPERS

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LA FRASE DEL GIORNO
Il sole è nuovo ogni giorno.
ERACLITO, Sulla natura




Odysseas Elytīs, pseudonimo di Odysseas Alepoudellīs (Candia, 2 novembre 1911 – Atene, 18 marzo 1996), poeta greco, tra i maggiori Surrealisti, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1979 per “il desiderio di libertà intellettuale e sviluppo della creatività, che traspare dalla sua poesia”.


mercoledì 20 agosto 2014

Una stella arrugginita

 

GHIANNIS RITSOS

QUANDO

Quando si spegne il tramonto e si accende dentro di noi la vecchia lampada
e tutte le voci mutano dall’ira alla tristezza
e dal sobborgo se ne vanno i fruttivendoli ambulanti,
gli arrotini, le erbivendole, gli ombrellai, allora
dal pozzo della corte escono le lumache
in doppia fila, e sopra i pubblici orinatoi
resta il cielo di un blu profondo, completamente immobile,
inchiodato solo da una stella arrugginita.

(da Molto tardi nella notte, 1991 - Traduzione di Nicola Crocetti)

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“Come fanno gli uomini a vivere senza la poesia?” è la domanda stupita che il poeta greco Ghiannis Ritsos si pone in Pomeridiano. Come fanno? Lui non può e, ormai conscio di essere nell’ultima stagione della vita, continua a macinare versi che colgono la bellezza anche nelle piccole cose, a stendere le sue immagini còlte con meraviglia, trasformando come in questo caso il paesaggio di un borgo di provincia in pura emozione, in una cartolina della memoria e della nostalgia, in uno di quei quadretti di cartone che si trovano talvolta nei mercatini. E quella sera che cade, spentisi i colori del tramonto, è come il fischio di addio di una nave.

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Van Gogh_Starry Night on the Rhone_1888_Musee D'Orsay_Paris_BIG

VINCENT VAN GOGH, “NOTTE STELLATA SUL RODANO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Di notte si sente l’eco dei grandi giorni gloriosi.
GHIANNIS RITSOS, Molto tardi nella notte




Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.


martedì 19 agosto 2014

La chiave della tua vita

 

HILARIO BARRERO

CORRISPONDENZA

Al riparo dal tempo
in una scatola di legno odorosa di lavanda,
che nascondi nell’angolo più buio dell’armadio,
conservi la chiave della tua vita.
Un tesoro che temi
si sia ridotto a parole confuse,
a una menzogna profumata.
Non togli la polvere né lo tocchi
perché temi si trasformi in porporina
e macchi i tuoi ricordi di oro falso.
Sei quasi sicuro che l’unica inestinguibile farfalla
sia un baco da seta tarlato.
lasci passare il tempo e speri
che sia il tuo nemico a scoprire il bottino.

(da Libro de familia, 2012)

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Una poesia sullo scorrere del tempo, sul ricordo, sul timore di guardare all’interno della nostra vita – perché quello è il segreto, quello è il bene custodito nella scatolina di legno riposta nell’angolo più buio dell’armadio: intanto noi viviamo e quello che non vogliamo guardare – ci dice il poeta spagnolo Hilario Barrero  – alla fine non è che la trasformazione della farfalla in un baco da seta cariato, un po’ come succede a Dorian Gray con il ritratto nascosto in soffitta.

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WILLIAM WHITAKER, “THE SECRET”

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LA FRASE DEL GIORNO
Togli le lettere d'amore dallo scaffale dei libri, / le foto, gli appunti disperati, / sbuccia la tua immagine dallo specchio.  / Siediti. Banchetta con la tua vita.
DEREK WALCOTT




Hilario Barrero (Toledo, 1948), poeta, prosatore e traduttore spagnolo che vive a New York dal 1978. La sua poesia è un doloroso canto di felicità fatto di serenità e ruvidezza. La riflessione sulla vita e la morte e l'amore, e l'austerità nelle forme lo avvicinano a una poesia classica molto cernudiana.

lunedì 18 agosto 2014

Veste di sacco

 

JAN WAGNER

BUSTINA DI TÈ

I

veste di sacco:
piccolo eremita
dentro la grotta.

II

solo un filo
lo porta su. Ha tempo
cinque minuti.

(da Diciotto paté, 2007 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)

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In Diciotto paté, partendo dall’assioma degli chef che ogni cosa sensata può essere utilizzata per realizzare un paté, il poeta tedesco Jan Wagner, costruisce poesie attorno ad oggetti quotidiani, conferisce loro quel fascino poetico che non si sospettava potesse esistere in essi. In questo atto in effetti il poeta assomiglia al cuoco: deve sopperire con l’immaginazione, deve elaborare la sua ricetta in modo che sia appetibile, sorprendendo alla fine il lettore.

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FOTOGRAFIA © SMITH TEA

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LA FRASE DEL GIORNO
Così [la poesia] diventa essa stessa un paradosso, si potrebbe dire enfaticamente che diventa la massima libertà nel minimo spazio. Tutto può trovarvi posto.
JAN WAGNER




Jan Wagner (Amburgo, 18 ottobre 1971) è un poeta tedesco. Dalla pubblicazione del suo primo volume di poesie nel 2001, ha lavorato come scrittore, editore e traduttore freelance dall'inglese e dall'americano. Poesie sono state pubblicate in numerose antologie e riviste letterarie. Come critico scrive recensioni per la Frankfurter Rundschau


domenica 17 agosto 2014

Suona come un canto

 

RAINER MALKOWSKI

SIRENE

Quel che penetra attraverso la porta
suona come un canto.
Ma quando entro nella stanza
non c’è nessuno,
Metto la macchina da scrivere sul tavolo.
E di nuovo
suona come un canto.
Inserisco un foglio.
Ora
tutto è silenzio.

(da Il mare si leva, 1989 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)

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La voce della poesia si manifesta misteriosa - risuona come un irresistibile canto di Sirene, ed ecco spiegato il titolo di questo blog, è una musica udita come un valzer lontano nelle sere d’estate. Eccola lì, la sua voce magica e talora difficile da afferrare, eccola lì la Musa, l’ispirazione, nei versi del poeta tedesco Rainer Malkowski.

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FOTOGRAFIA © WAYNE HENDERSON

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LA FRASE DEL GIORNO
Perciò una poesia / si scrive di soppiatto, / all'insaputa quasi di noi stessi; / è un contrabbando fatto sui confini / sorprendendo le scolte, è un furto sacro / in cui si rischia la dannazione / o il bacio divino.
GIORGIO VIGOLO, Nuove poesie




Rainer Malkowski (Berlino, 26 dicembre 1939 - Brannenburg, 1° settembre 2003), poeta tedesco. Con tono laconico, ha creato poesie in cui la natura gioca un ruolo importante e che mostrano una grande affinità con la Nuova Soggettività. Per lui si trattava soprattutto di osservare e della rassicurante consapevolezza di osservare.


sabato 16 agosto 2014

L’amore imprevisto

 

MARIO QUINTANA

CANZONE DELL’AMORE IMPREVISTO

Io sono un uomo chiuso.
Il mondo mi ha reso egoista e cattivo.
E la mia poesia è un vizio triste,
Disperato e solitario
Che io faccio il possibile per soffocare.
Ma tu sei apparsa con la tua bocca fresca dell’alba,
Con il tuo passo leggero,
Come questi tuoi capelli…
E l’uomo taciturno è rimasto immobile, senza capire
niente, in una allegria attonita…
L’allegria immediata di uno spaventapasseri inutile
Dove venissero a posarsi gli uccellini!

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Mario Quintana, scrittore e poeta brasiliano, è famoso per… una poesia che non ha scritto, attribuitagli da molte fonti non affidabili – se dico che l’apocrifo in Italia l’ha lanciato Fabio Volo qualcuno si offende? – e che si chiude con questo verso francamente troppo new age per essere di Quintana: “Il segreto non è prendersi cura delle farfalle, ma prendersi cura del giardino, affinché le farfalle vengano da te”. È un peccato, perché Quintana, famosissimo nel suo paese, meriterebbe di essere conosciuto seriamente per poesie come questa proposta oggi che verte sull’amore come redenzione, come apertura all’esterno.

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Graux

DAVID GRAUX, “DÉSIR ACCORDÉ”

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore è quando la gente vive l’uno nell’altro.
MARIO QUINTANA




Mário de Miranda Quintana (Alegrete, 30 luglio 1906 – Porto Alegre, 5 maggio 1994), poeta e scrittore modernista brasiliano. Divenuto noto come il poeta delle "cose ​​semplici", il suo stile è caratterizzato da ironia, profondità e perfezione tecnica. I temi principali della sua poesia includono la vita, l'infanzia perduta e il tempo.


venerdì 15 agosto 2014

Sotto il sole d’agosto

 

DARIA MENICANTI

MADAME CENTAURE

Mansueta e pigra come lo è ogni femmina
se non ha liti in corso, Madame
Centaure per la piazza deserta
procede al trotto. Posa sul selciato
delicata gli zoccoli, lucendo
solleva impudica la coda di seta.
Sotto il sole d’agosto la città
per pochi superstiti improvvisa
tali eleganze, tali allucinazioni
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(da Ferragosto, Lunarionuovo 1986)

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Ferragosto. Le città dovrebbero essere deserte, le spiagge affollate – o almeno così da iconografia tradizionale a scanso di crisi economiche e bizze del meteo – con il solito italico vizio dei musei sprangati. Da un Ferragosto di questi, sospeso nel tempo e nella calura dell’estate, ecco avanzare Madame Centaure, una cavalla che sta tra mito e sogno in una giornata festiva romana tra i turisti smarriti e le fontane: è la protagonista della poesia di Daria Menicanti.

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Horse And Carriage Painting by Anthony Butera; Horse And Carriage Art Print for sale

ANTHONY BUTERA, “HORSE AND CARRIAGE”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'estate che fugge è un amico che parte.
VICTOR HUGO, Toute la lyre




Daria Menicanti (Piacenza, 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.


giovedì 14 agosto 2014

Si aprono i tuoi occhi

 

AMALIA BAUTISTA

I TUOI OCCHI

Quando si sono esaurite le strade
che la ragione potrebbe consigliarci
si aprono i tuoi occhi, e con essi tutto
torna a essere inondato dalla luce oscura
che dà senso al mondo e alla mia vita.

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Gli occhi – molto più del sesso - sono la chiave che spalanca agli innamorati la porta dell’anima. Lo si è visto attraverso poesie di Paul Éluard (“I tuoi occhi dove dormiamo / Tutti e due / Hanno dato ai miei fanali umani / Una sorte migliore che alle notti del mondo”), Gunnar Ekelöf (Il momento supremo / È quando l’occhio deflagra e si fonde / Con l’occhio che guarda / E l’occhio che guarda riceve il suo sguardo”, E.E. Cummings  (“La voce dei tuoi occhi / è più profonda di tutte le rose”), Alejandra Pizarnik (“Quando mi guardi / i miei occhi sono chiavi”. Troviamo anche nei versi della poetessa spagnola Amalia Bautista questa prevalenza dello sguardo, questa supremazia dell’amore sulla ragione.

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IMMAGINE © PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Gli occhi sono guide in amore.
PROPERZIO, Elegie




Amalia Bautista (Madrid, 1962) è una poetessa spagnola. Laureata in Scienze dell’Informazione. Con un linguaggio colloquiale esprime una profonda ansia di assoluto, intesa come amore, soprattutto su temi erotici, dove indaga la passione e l’emozione.



mercoledì 13 agosto 2014

Rotondi come frutti

 

ÁNGELA FIGUERA AYMERICH

IL FRUTTO ROTONDO

Sì, anch’io vorrei essere parola nuda.
Essere un’ala senza piume in un cielo senza aria.
Essere oro senza peso, sogno senza radici,
un suono che nessuno fa…
Però i miei versi nascono rotondi come frutti,
avvolti nella polpa calda della mia carne.

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Rivendica una personalità ai suoi versi la poetessa basca Ángela Figuera Aymerich, una carnalità, un’appassionata adesione alla sua vita, che si contrappone alla poesia asettica, sterile, confezionata. C’è nei suoi versi quell’afflato che manca alla politezza di altri poeti, al nitore metallico delle loro poesie: e non è un difetto, anzi…

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CAMILLE ENGEL, “MARGO’S CUP AND SAUCER”

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LA FRASE DEL GIORNO
Io non credo in quei poeti dalle cui menti, si dice, i versi prorompono già compiuti, come dee corazzate. Io so quanta vita interiore e quanto sangue rosso vivo ogni singolo verso genuino deve aver bevuto, prima di poter alzarsi in piedi e camminare da solo.
HERMANN HESSE, Hermann Lauscher




Ángela Figuera Aymerich (Bilbao, 30 ottobre 1902 – Madrid, 2 aprile 1984),  scrittrice spagnola, rappresentante della cosiddetta poesia senza radici della prima generazione spagnola del dopoguerra. Dall'attaccamento al quotidiano e al paesaggio degli esordi è passata ad una visione più impegnata del mondo sviluppando la sua fase di poesia sociale, definita "esistenzialismo solidale".


martedì 12 agosto 2014

Il giorno in cui una poesia

 

MARÍA SANZ

LA MEMORIA

Se vuoi dimenticare, se non ti basta
sfuggire le ferite e i disprezzi,
ricordati del giorno in cui una poesia
ti liberò del mondo e dei suoi inganni.

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Una quartina nello stile di Bécquer o di Antonio Machado, ma tanto basta alla poetessa spagnola María Sanz per descrivere tutta la forza della poesia, tutto il potere insito nei versi, quella capacità di svelare il mistero, di andare a sbirciare dietro l’illusoria cortina del mondo.

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GRACIELA SCARLATTO, “READING WOMAN I”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il linguaggio va a tentoni come l'amore nell'oscurità del mondo, alla ricerca di una perduta immagine primordiale. Una poesia non si può fare, solo presentire.
KARL KRAUS, Di notte




María Sanz (Siviglia , 8 gennaio 1956) è una poetessa e narratrice spagnola. Nei suoi versi la contemplazione del mondo e la sua appropriazione nelle reti della soggettività suppongono un'apertura che invita alla trascendenza e permette di andare oltre ciò che è percepito dai sensi. L'io lirico si fonde con ciò che osserva generando stupore.



lunedì 11 agosto 2014

L’estate, l’amore

 

LUIS MUÑOZ

IL SOLE DEL MATTINO

Il sole del mattino
odora di nuovo.

Frusciano le onde dolcemente
sulla sabbia scura:
cellofan.

Una vela si gonfia
con il vento a favore
e va verso mezzogiorno.

L’estate, l’amore,
disegnano cerchi.

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La dolce bellezza di un giorno d’estate, la tranquillità del mattino su una spiaggia dove ogni cosa si svolge in armonia e secondo un ordine naturale: è un bozzetto minimale quello che dipinge il poeta spagnolo Luis Muñoz, ma lo stupore, la meraviglia che mi ha fatto scegliere questa poesia è nella chiusa, quei due versi finali che risolvono il teorema.

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RITA C. FORD, “SOLITUDE – WOMAN AT THE BEACH”

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LA FRASE DEL GIORNO
La felicità è come una farfalla: se l'insegui non riesci mai a prenderla, ma se ti metti tranquillo può anche posarsi su di te.
NATHANIEL HAWTHORNE




Luis Muñoz (Granada, 1966), poeta spagnolo. Laureato in Filologia Spagnola e Filologia Romanza presso l'Università di Malaga, ha tradotto, tra gli altri autori, Giuseppe Ungaretti e i poeti inglesi della "New Generation". Ha diretto l'Aula di Letteratura dell'Università di Malaga fino al 2000 ed è stato direttore della rivista di poesia Hélice fino al 2002. 


domenica 10 agosto 2014

Solo una scintilla

 

WISŁAWA SZYMBORSKA

CADENTI DAL CIELO

La magia se ne va, benché le grandi forze
restino al loro posto. Nelle notti d’agosto
non sai se la cosa che cade sia una stella,
né se a dover cadere sia proprio quella.
E non sai se convenga bene augurare
o trarre vaticini. Da un equivoco astrale?
Quasi non fosse ancor giunta la modernità?
Quale lampo ti dirà: sono una scintilla,
davvero una scintilla d’una coda di cometa,
solo una scintilla che dolcemente muore –
non io sto cadendo sui giornali del pianeta,
è quell’altra, accanto, ha un guasto al motore.

(da Ogni caso, 1972– Traduzione di Pietro Marchesani)

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10 agosto, San Lorenzo. La data che la tradizione affibbia alle “stelle cadenti”, che invece l’astronomo forse con tono un po’ pedante vi dirà chiamarsi Perseidi, pioggia meteorica visibile dalla fine di luglio fino oltre il 20 agosto con un picco il 12. Il poeta di solito si affida invece ad altro, alla magia, al fascino romantico: ricorderete il celeberrimo X agosto pascoliano “E tu, Cielo, dall'alto dei mondi / sereni, infinito, immortale, / oh! d'un pianto di stelle lo inondi / quest'atomo opaco del Male!” o il Paradiso dantesco: “Quale per li seren tranquilli e puri / discorre ad ora ad or subito foco, / movendo li occhi che stavan sicuri, / e pare stella che tramuti loco, / se non che da la parte ond'e' s'accende / nulla sen perde, ed esso dura poco…”. Non vede (più?) la magia invece la disincantata Wisława Szymborska: il Premio Nobel polacco si avvicina allo scienziato, gli tende la mano con la sua garbata ironia.

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BOB & MARIE BRETZ, “CATCH A FALLING STAR”

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LA FRASE DEL GIORNO
Quanno me godo da la loggia mia / quele sere d'agosto tanto belle / ch'er celo troppo carico de stelle / se pija er lusso de buttalle via, / ad ognuna che casca penso spesso / a le speranze che se porta appresso.
TRILUSSA




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


sabato 9 agosto 2014

Tutti i giorni

 

ALEXIS DÍAZ PIMIENTA

BALLO IN MASCHERA, V

(CARPE DIEM)

Tutti i giorni alla stessa ora
alcuni si vestono, altri si spogliano,
alcuni dicono addio, altri ciao,
qualcuno ride allegro, qualcuno piange.
Tutti i giorni alla stessa ora
alcuni affermano di essere quello che altri dubitano,
alcuni si stabiliscono in un posto, altri traslocano,
qualcuno dice “dopo” e qualcuno “adesso”.
Ogni giorno, nello stesso preciso istante,
qualcuno legge una poesia, qualcuno la scrive,
qualcuno arriva, qualcuno parte,
qualcuno dà un bacio, qualcuno lo riceve,
qualcuno muore, qualcuno nasce… però
tutti i giorni Ieri si prescrive.

(da Fiesta de disfraces, 2008)

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L’attimo fuggente, lo scorrere del tempo è un tema sempre caro ai poeti: il cubano Alexis Díaz Pimienta medita sul carpe diem oraziano – non a caso citato come sottotitolo – in un lungo poema in cui teorizza che la vita è un ballo in maschera dove le maschere sono però confuse e per di più alterate da falsi specchi. Ma viviamo immersi in un eterno presente – dice - nel quale agiamo la vita, andando, partendo, compiendo e subendo, ridendo e piangendo. E sappiamo che fortunatamente ogni giorno alla fine se ne va e che domani tutto ricomincia.

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DIPINTO DI JACK VETTRIANO

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LA FRASE DEL GIORNO
Non pensiamo quasi per niente al presente, e se ci pensiamo è solo in funzione di predisporre il futuro. Il presente non costituisce mai il nostro fine. Passato e presente sono mezzi, solo l'avvenire è il nostro fine. Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e preparandoci sempre a essere felici è inevitabile che non lo siamo mai.
BLAISE PASCAL, Pensieri




Alexis Díaz Pimienta (L'Avana, 25 agosto 1966), poeta e scrittore cubano. Direttore della Cattedra di Poesia Improvvisata presso l'Università delle Arti, autore di romanzi, racconti, poesie e letteratura per bambini e ragazzi, è considerato uno dei più grandi ricercatori e professionisti dell'improvvisazione ("repentismo") a livello internazionale.


venerdì 8 agosto 2014

Veleno d’amore

 

AURORA LUQUE

CRISI DI ASTINENZA

Non è più così tossico: scade anche
l’amore alla data segnata sul dorso.
E non è più un veleno
così efficace, né forse necessaria
l’urgente overdose. Che qualità letale
quella dell’amore filtrato nella memoria.


* * * *

Ritorno alle parole e constato che
non si contagiano mai né si ammalano al ritmo
della mia intossicazione o del mio delirio.
Sempre più sane, sempre
sul punto di essere dimesse e lasciarmi
un poco più malata. E mai contemporaneamente
ho sentito la febbre nell’altro mio corpo,
quello che ha per viscere parole.

(da Carpe Noctem, 1996)

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Aurora Luque è una poetessa spagnola che scava molto spesso negli autori classici – è traduttrice dal greco, dal latino e dal francese – modernizzando i loro concetti. L’amore classico di Catullo e Lesbia diventa in questo periodo a cavallo tra il XX e il XXI secolo una droga, un’intossicazione che dà dipendenza ma che le parole della poesia ancora sanno esprime con precisione.

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Love

FOTOGRAFIA © MNOO CONCEPT

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LA FRASE DEL GIORNO
Non c’è mostro più bello dell’amore cercato con insistenza.

AURORA LUQUE, La metamorfosis incesante

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Aurora Luque (Almería, 20 settembre 1962), poetessa e traduttrice spagnola dal francese, dal latino e dal greco. Insegnate di greco antico a Malaga, nei suoi versi coniuga la tradizione con la modernità, realizzando una simbiosi tra il linguaggio classico e il discorso colloquiale.


giovedì 7 agosto 2014

La presenza invocata

 

ALFONSO GATTO

LA STANZA

Questa mia stanza candida di fede,
ad abitarla con eguale fede
più giovane di me, lei sola crede
alla mia nuova storia, tu non vuoi
credere, dici è tutto provvisorio.

Se mi lasci la morte o la speranza
di mutare vagando non sai dire
né a credere sopporti che tu sia
la presenza invocata.

La mia stanza ha il vuoto che le lasci.
Non le manca la sedia, ma il tuo posto.
Non manca il giradischi, la tua voce
manca e il silenzio dell’averti intorno.

Mancano gli occhi tuoi più dello specchio.

(da Poesie d’amore, Mondadori, 1973)

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Una stanza. E un vuoto. L’assenza è protagonista in questa poesia di Alfonso Gatto, dedicati all’amica Anna Dal Bello Veruda, pittrice veneziana. La prima parte, alquanto oscura, presuppone probabilmente un discorso tra i due, relativo anche al nuovo amore del poeta. Ma la seconda parte si spalanca in chiari versi, come se Gatto si fosse deciso a smettere di tergiversare, e dichiara quanto gli pesi l’assenza in quella stanza intonacata di bianco: “A vivere di me, con me non passi / queste sere deserte, resto solo, / solo col mio silenzio, come i sassi”.

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PHILIP KOCH, “ROOM BY THE SEA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore, così sia, perché vale / rapinarla, la gioia, dove sia.
ALFONSO GATTO, Poesie d’amore




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.