giovedì 19 febbraio 2015

Voglio rendere grazie

 

JORGE LUIS BORGES

ALTRA POESIA DEI DONI

Voglio rendere grazie al divino
Labirinto di effetti e di cause
Per la diversità delle creature
Che compongono questo singolare universo,
Per la ragione, che non cesserà di sognare
Una mappa del labirinto,
Per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
Per l'amore, che mi permette di vedere gli altri
Come li vede la divinità,
Per il duro diamante e l'acqua libera,
Per l'algebra, palazzo di esatti cristalli,
Per le mistiche monete di Angelus Silesius,
Per Schopenhauer
Che forse decifrò l’universo,
Per lo splendore del fuoco
Che nessun umano può guardare senza un'antica meraviglia,
Per il mogano, il cedro e il sandalo,
Per il pane e il sale,
Per il mistero della rosa
Che dona il suo colore e non lo vede,
Per certe vigilie e giornate del 1955,
Per i rudi mandriani che nella pianura
Incitano le bestie e l'alba,
Per il mattino a Montevideo,
Per l'arte dell'amicizia,
Per l'ultimo giorno di Socrate,
Per le parole dette in un crepuscolo
Dall'una all'altra croce,
Per il sogno dell'Islam che abbracciò
Mille e una notte,
Per l'altro sogno dell'inferno,
Della torre di fuoco che purifica
E delle sfere gloriose,
Per Swedenborg
Che conversava con gli angeli nelle vie di Londra,
Per i fiumi segreti e immemorabili
Che confluiscono in me,
Per l'idioma che, secoli addietro, parlai in Northumbria,
Per la spada e l'arpa dei sassoni,
Per il mare, che è un deserto splendente
E un simbolo di cose che ignoriamo,
Per la musica verbale d'Inghilterra,
Per la musica verbale di Germania,
Per l'oro, che rifulge nei versi,
Per l'epico inverno,
Per il nome d'un libro che non ho letto: Gesta dei per francos,
Per Verlaine, innocente come gli uccelli,
Per il prisma di cristallo e il peso di bronzo,
Per le strisce della tigre,
Per le alte torri di San Francisco e dell'isola di Manhattan,
Per il mattino in Texas,
Per il sivigliano che scrisse l'Epistola morale
E il cui nome, com'egli avrebbe preferito, ignoriamo,
Per Seneca e Lucano, di Cordova,
I quali prima che lo spagnolo fosse scrissero
Tutta la letteratura spagnola,
Per il geometrico e bizzarro giuoco degli scacchi,
Per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
Per l'odore medicinale degli eucalipti,
Per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
Per l'oblio, che annienta o modifica il passato,
Per l'abitudine
Che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
Per il mattino, che ci dà l'illusione di un principio,
Per la notte, la sua tenebra e la sua astronomia,
Per il coraggio e la felicità degli altri,
Per la patria, sentita nei gelsomini
O in una vecchia spada,
Per Whitman e Francesco d'Assisi, che già scrissero la poesia,
Per il fatto che la poesia è inesauribile
E si confonde con la totalità degli esseri
E non giungerà mai all'ultimo verso
E muta secondo gli uomini,
Per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
Perché era così lenta a morire,
Per i minuti che precedono il sonno,
Per il sonno e la morte,
Questi due tesori segreti,
Per gl'intimi doni che non enumero,
Per la musica, misteriosa forma del tempo.

(Otro poema de los dones, da L’altro, lo stesso, 1964 – Traduzione di Tommaso Scarano)

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“È curiosa la sorte dello scrittore. Agli inizi è barocco, vanitosamente barocco, ma dopo molti anni può raggiungere, con il favore degli astri, non la semplicità, che non è niente, ma la modesta e segreta complessità” scrisse Jorge Luis Borges (1899-1986) nel prologo di L’altro, lo stesso. Questa complessità è evidente nella poesia di ringraziamento per le cose più belle della natura e della cultura – ci vorrebbero pagine per spiegare i riferimenti di Borges riga per riga, ma qua e là si riconoscono, oltre ai suoi classici stilemi del labirinto, dello specchio, della spada e degli scacchi, la Divina Commedia, le Mille e una Notte, Socrate e Schopenhauer, il paradosso formulato da Zenone di Elea su Achille e la tartaruga e quello della mappa geografica 1:1 di Josiah Royce. E naturalmente il Cantico delle creature, al quale questa poesia assomiglia tremendamente – una sua rivisitazione moderna – così come è una rilettura anche di Canto il corpo elettrico di Walt Whitman.

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Palermo

BORGES A PALERMO NEL 1964 – FOTOGRAFIA © FERDINANDO SCIANNA

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LA FRASE DEL GIORNO
In questo mondo quotidiano, / che somiglia tanto al libro delle Mille e Una Notte, / non c'è un solo gesto che non corra il rischio / di essere un'operazione di magia, / non c'è un solo fatto che non possa essere il primo / di una serie infinita.
JORGE LUIS BORGES, La cifra




Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


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