domenica 31 gennaio 2016

Ai piedi dell’amore


 

JACQUES PRÉVERT

IL RUSCELLO

Tanta acqua è passata sotto i ponti
ed anche un grande fiume di sangue
Ma ai piedi dell’amore
scorre un bianco ruscello
E nei giardini della luna
dove ogni giorno si fa festa a te
questo ruscello canta addormentato
Quella luna è il mio capo
dentro cui gira un grande sole blu
E gli occhi tuoi sono questo sole.

(da Storie e altre storie, 1963 - Traduzione di Ivos Margoni)

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Jacques Prévert “è un po’ come un romantico autore di lieder che fornisca materiale e ispirazione anziché a Schubert, a Schumann o a Wolf, a Joseph Kosma o a Juliette Gréco” scrive Ivos Margoni. Si può apprezzare quanto questo paragone sia calzante dal susseguirsi di luoghi comuni e di locuzioni di questa sua poesia: l’invenzione, il gioco di parole o di suoni, l’accenno ironico si tramutano talvolta in un banale candore.

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Miro

JOAN MIRÓ, “DONNE, LUNA, UCCELLI”

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LA FRASE DEL GIORNO
La nostra vita è ora. / Baciami!
JACQUES PRÉVERT, Storie e altre storie




Jacques Prévert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900 – Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977), poeta e sceneggiatore francese. Surrealista, anarchico, polemico, umorista: molte sono le facce di Prévert, ma una la convinzione che sottende la sua poetica: l’amore è l’unica salvezza del mondo


sabato 30 gennaio 2016

Una domanda all’amore

 

ANDRÉ FRÉNAUD

SENZA AMORE

L’amore non ha paura di me.
Gli offro un lauto banchetto,
della mia vita, tutto quel che vuole.
Solo una domanda gli rivolgo:
abbia pietà, non si dimentichi di me
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È l’amore a dare un senso alle nostre vite: “Chi, essendo amato, è povero?” scrisse Oscar Wilde in Una donna senza importanza. Quello è il senso della poesia di André Frénaud, partito dal Surrealismo per approdare a una poetica più esistenziale.

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Kind of loving

JACK VETTRIANO, “KIND OF LOVING”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore - ti morde, ti macina, ti inchioda, ma ti apre l’anima e il corpo.
MICHEL LEIRIS, Langage tangage ou Ce que les mots me disent




André Frénaud (Montceau-les-Mines, 26 luglio 1907 – Parigi, 21 giugno 1993),  poeta francese. La sua poesia è classicheggiante, ma improntata spesso a una segreta negligenza espressiva. Evitando la retorica, mira a esprimere la ricerca dell'assoluto, l'unità e la complessità del mondo, il mistero dell'uomo su questa terra.


venerdì 29 gennaio 2016

Il misterioso confine

 

CINTIO VITIER

LONTANO

                                   (Cayo Hueso)

Lontano, sono nato lontano,
lontano dall’anima mia:
vita separata
dallo sguardo.

Lontananza che è stata
tutta la patria,
come una cicatrice
che non chiude.

Non ho raggiunto
la notte più rara:
lontano, lontano da me
non mi avventuravo.

Ho visto, e compreso,
il mare violaceo,
il misterioso confine,
la doppia spiaggia.

(Lejos, Traduzione di Nicola Licciardello)

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Key West (Cayo Hueso in spagnolo), città della Florida, è il luogo natale del poeta cubano Cintio Vitier.  Vitier cerca se stesso, cerca le proprie radici, cerca un compromesso che possa colmare la distanza non solo geografica tra la spiaggia statunitense e quella cubana, tra la vita e lo sguardo riconoscendo infine quella dualità come un enigma: “Sempre davanti lo stesso muro, a nulla mi son servite / le lampade che ho acceso”.

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Key West

FOTOGRAFIA © WALLPAPER

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LA FRASE DEL GIORNO
A te leggo le mie poesie / perché nascano davvero.
CINTIO VITIER




Cintio Vitier (Cayo Hueso, Florida, Stati Uniti, 25 settembre 1921 – L’Avana, 1° ottobre 2009​), poeta, narratore, saggista e critico letterario cubano. Nella sua opera, influenzata dal poeta nicaraguense Ernesto Cardenal: la parola si fa veicolo di conoscenza, alla ricerca del significato ultimo dell'essere e delle cose.


giovedì 28 gennaio 2016

Questo raggio d’amore

 

OLINDO GUERRINI

SOLE D’INVERNO (IN BICICLETTA)

I

Nel pallido meriggio alle romite
vie che corsi ed amai son ritornato
ed ho visto fiorir le margherite
bianche tra le tenaci erbe del prato.

Un cinguettar di passere stordite
nel tepor luminoso e profumato,
come un canto di nozze acconsentite
pel deserto sentier m’ha seguitato

e le ruote leggere hanno volato
sotto l’impulso mio, quasi rapite
meco nel sogno dell’april rinato.

Oh, col bacio del sol morbido e mite,
quanti dolci pensier m’han visitato,
quante rose nel cor mi son fiorite!

 

II

E con le rose ho fatto una ghirlanda
per la sepolta giovinezza mia,
la giovinezza cara e memoranda
ch’era saggezza e mi parea follìa.

La riveggo nel sogno e mi domanda
un buon ricordo, una parola pia,
povera morta che si raccomanda
nel nome santo della poesia!

Corro così la solitaria landa
e m’accompagna sol la fantasia
che sospinge le ruote e le comanda

e vivo e volo! Ah, benedetta sia
quest’ora lieta che il destin mi manda,
questo raggio d’amor che il sol m’invia!

(da Le Rime, Zanichelli, 1903)

 

Il ritorno nei luoghi dell’adolescenza diventa l’occasione per provare la malinconia della giovinezza perduta: è un tema abbastanza banale quello dei versi del poeta romagnolo Olindo Guerrini, noto anche con lo pseudonimo Lorenzo Stecchetti. La novità sta nel mezzo meccanico, in quell’oggetto che allora - nel periodo a cavallo tra i due secoli - compariva per una delle prime volte in poesia, simbolo di una civiltà già diversa e meccanizzata, di una evoluzione poetica che sarebbe passata velocemente dagli stilemi un po’ immobili e stantii dell’Ottocento a quelli più realistici e veloci del Novecento.

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Apple

LINDA APPLE, “MAN ON BICYCLE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Non so per gli altri ma per me la giovinezza fu un esempio clamoroso di credito millantato.
GESUALDO BUFALINO, Il malpensante




Olindo Guerrini, noto anche con lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti e con altri nomi d'arte (Forlì, 4 ottobre 1845 – Bologna, 21 ottobre 1916), poeta e scrittore italiano, esponente della poesia realista di epoca positivista si dedicò alla lirica intimista, alla poesia dialettale e satirica tra Decadentismo e Scapigliatura.


mercoledì 27 gennaio 2016

Attraverso il filo spinato

 

PRIMO LEVI

IL TRAMONTO DI FOSSOLI

Io so cosa vuol dire non tornare.
A traverso il filo spinato
Ho visto il sole scendere e morire;
Ho sentito lacerarmi la carne
Le parole del vecchio poeta:
«Possono i soli cadere e tornare:
A noi, quando la breve luce è spenta,
Una notte infinita è da dormire».

7 febbraio 1946

(da Ad ora incerta, 1984)

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A Fossoli (frazione del comune di Carpi), nel 1942 venne allestito dagli italiani un campo di prigionia per gli Alleati catturati in Nordafrica; dal dicembre 1943 al novembre 1944 divenne il principale campo di concentramento e transito per i prigionieri ebrei rastrellati in Italia dalle SS e dai fascisti. Primo Levi , catturato in Val d’Aosta a metà dicembre, vi arriva il 21 gennaio 1944: vi rimarrà un mese, prima di essere messo su un treno diretto ad Auschwitz. Quel tramonto dietro il filo spinato è pieno d’angoscia e a Levi richiama i versi del Carme 5 di Catullo: “Soles occidere et redire possunt /  nobis cum semel occidit brevis lux / nox est perpetua una dormienda”. La metafora dello scorrere della vita umana si tinge dell’oscurità calata nel cuore di quelli che dovrebbero essere uomini ma che si rivelano come insensate bestie feroci.

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Memoria

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LA FRASE DEL GIORNO
Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943




Primo Michele Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987), scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Arrestato dalla milizia fascista il 13 dicembre 1943, fu rinchiuso nel campo di Fossoli e poi ad Auschwitz. Raccontò la terribile esperienza in Se questo è un uomoLa tregua e I sommersi e i salvati.


martedì 26 gennaio 2016

E sarà ancora primavera

 

PÄR LAGERKVIST

TRA DIECIMILA ANNI

Tra diecimila anni
sotto gli alberi passerà
una fanciulla snella e bionda
con fiori tra i capelli,
e sarà ancora primavera.

È un’ora mattinale
qui nel bosco della mia giovinezza,
dove tutto è fresco di rugiada,
ogni sentiero, ogni albero è cespuglio,
tutto ciò che non perisce.

Luminoso, il ramo della betulla sfiora
la sua fronte pura,
ed è ancora lei
che un giorno ho amato,
tutto ciò che è stato esiste ancora.

(da Il paese della sera, 1953)

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Il Premio Nobel svedese Pär Lagerkvist, “credente senza fede” attratto dai valori fondamentali dello spirito e della civiltà umana, sogna un mondo e un tempo futuro – un lontanissimo futuro – in cui la vita continua a fiorire nella sua eterna primavera e l’anima seguita ad abitare in esso sotto forma di una giovane ragazza.

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ALEXANDER IGNATIUS ROCHE, “SPRING LANDSCAPE WITH A WOMAN PICKING A BLOSSOM”

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LA FRASE DEL GIORNO
Solo quel che arde / diviene cenere. /Sacra è la cenere.
PÄR LAGERKVIST




Pär Fabian Lagerkvist (Växjö, 23 maggio 1891 – Stoccolma, 11 luglio 1974), scrittore, poeta e drammaturgo svedese. Nel 1951 vinse il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «Per il suo vigore artistico e per l'indipendenza del suo pensiero con cui cercò, nelle sue opere, di trovare risposte alle eterne domande che l'umanità affronta».




lunedì 25 gennaio 2016

Il filo che tessi

 

DÁMASO ALONSO

PIOPPO D’INVERNO

Fuso della tessitrice,
nel mattino bianco e nuovo,
pioppo nudo e sottile:
nella nebbia,
fili abiti da sposa
per la Primavera.
Un ruscelletto chiaro
ti lambisce il piede: prende
il filo che tessi
dai tuoi fiocchi di nebbia;
il filo che tessi
e se ne va cantando
tra l’erba
fresca.

(Chopo de invierno, da Oscura noticia, 1944)

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I pioppi sono alberi alti ed eleganti, molto diffusi nelle pianure e intorno ai fiumi: i pioppeti che si riflettono nelle acque hanno un gusto romantico e fascinoso. Il poeta spagnolo Dámaso Alonso li paragona ai fusi delle tessitrici – figura ormai obsoleta, me ne rendo conto, ma assai funzionale nelle passate civiltà contadine. Quei pioppi nella nebbia disegnano ancora un paesaggio invernale, desolato, ma il ruscello che se ne va tra la prima erba nuova fischietta già la promessa della primavera.

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Ohlsen

FOTOGRAFIA © STEVE OHLSEN

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LA FRASE DEL GIORNO
Oggi il tuo lieto applauso i campi alletta, / il pioppo in gemme il verde tuo rinserra
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ANTONIO MACHADO




Dámaso Alonso y Fernández de las Redondas (Madrid, 3 ottobre 1898 - 25 gennaio 1990),  poeta, scrittore e filologo spagnolo, appartenente alla generazione del '27. L'abilità tecnica e l'equilibrio della sua prima produzione riflettono una solida formazione classica; la compostezza formale poi si spezza e nasce una poesia sofferta, nella cui tematica predomina l'angoscia religiosa.Ottenne il Premio Cervantes nel 1978. 



domenica 24 gennaio 2016

Amarti, mia rosa

 

NAZIM HIKMET

RUBAI

Istanbul 1933

È l’alba. S’illumina il mondo
come l’acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità. E sei tu, all'improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito di fronte a me.

Giorno d’inverno, senza macchia, trasparente
come vetro. Addentare la polpa candida e sana
d’un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
all’aspirare l’aria in un bosco di pini.

Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
se le nostre anime non si vedessero da lontano
non saremmo così vicini, chi sa,
se la sorte non ci avesse divisi.

È così, mio usignolo, tra te e me
c’è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare
io ho le mani e non posso pensare.

Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e di piangere
e sarà ancora la vita immensa
che non vede non parla non pensa.

(Traduzione di Joyce Lussu)

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Il ruba’i è una forma poetica persiana: una quartina che rima generalmente solo per i primi due versi e l’ultimo (AABA). Il poeta turco Nazim Hikmet se ne appropria per descrivere il suo amore per la moglie mentre si trova nel carcere di Istanbul, condannato a cinque anni di reclusione in seguito all’affissione irregolare di manifesti politici: è una lirica che trasuda libertà, quella libertà che gli nega di essere con lei ma che al contempo rende più saldo il legame.

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Bailey

FOTOGRAFIA © EZRA BAILEY/GETTY IMAGES

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LA FRASE DEL GIORNO
L’assenza non è tempo né strada / l’assenza è un ponte fra noi.
NAZIM HIKMET




Nâzım Hikmet Ran (Salonicco, 15 gennaio 1902 – Mosca, 3 giugno 1963), poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco. Definito "comunista romantico" o "rivoluzionario romantico, è considerato uno dei più importanti poeti turchi dell'epoca moderna. Considerato sovversivo dal regime, scontò 17 anni di carcere prima dell’esilio nei paesi dell’est europeo.


sabato 23 gennaio 2016

Come un fabbro

 

 

ANACREONTE

EROS

Μεγάλῳ δηὗτέ μ' Ἔρως ἔκοψεν ὥστε χαλκεὺς
πελέκει, χειμερἱῃ δ' ἔλουσεν ἐν χαράδρῃ

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Ancora Eros m’ha colpito:
con un gran maglio, come un fabbro,
e mi ha temprato tuffandomi
in una fiumana invernale.

(Traduzione di Marina Cavalli)

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Eros, come tagliatore d'alberi
mi colpì con una grande scure,
e mi riversò alla deriva
d'un torrente invernale.

(Traduzione di Salvatore Quasimodo)

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È come un fabbro Amore:
mi stronca con un maglio
enorme e mi dilava
in torba forra gelida.

(Traduzione di Filippo Maria Pontani)

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“Il molle Eros, pieno di ghirlande di fiori” sa anche mostrare la sua forza. Anacreonte (570-485 avanti Cristo), poeta cortigiano tra amori e simposi presso la corte di Policrate di Samo prima e poi dei Pisistratidi ad Atene, trova una bella immagine – usata anche da Omero nell’episodio di Odisseo e Polifemo – per simboleggiarne il potere: quella di un fabbro che arroventa il ferro, lo batte con il suo martello e, dopo averlo forgiato come vuole, lo immerge nell’acqua gelida perché abbia la sua forma definitiva.

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Thomond

FOTOGRAFIA © CHRISTOPHER THOMOND

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LA FRASE DEL GIORNO
Voglio cantare il molle Eros / pieno di ghirlande / ricche di fiori / Eros che domina gli uomini / signore degli Dei.
ANACREONTE




venerdì 22 gennaio 2016

Bisognava scrivere

 

ALEJANDRA PIZARNIK

FUGA IN LILLA

Bisognava scrivere senza perché, senza per chi.
Il corpo si ricorda di un amore come un accendersi la lampada.
Il silenzio è tentazione e promessa.


(Fuga en lila, da L’inferno musicale, 1971- Traduzione di Claudio Cinti)

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Poesia complessa nella sua striminzita brevità questa di Alejandra Pizarnik: la “fuga” è l’elaborazione musicale di un tema che viene proposto nelle sue svariate possibilità. La poetessa argentina sembra voler fare del tempo questa variazione: l’amore ricordato può essere il leit-motiv, ma anche il silenzio promesso, con cui in un’altra poesia “tutto fa l’amore”.

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Yptp

 

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LA FRASE DEL GIORNO
Soltanto il lettore può terminare la poesia incompiuta, recuperare i suoi multipli sensi, aggregarne altri nuovi.

ALEJANDRA PIZARNIK




Alejandra Pizarnik (Avellaneda, 29 aprile 1936 – Buenos Aires, 25 settembre 1972),  poetessa e traduttrice argentina. La sua poesia è la risposta alle ansie e alle crisi depressive che la portarono a uccidersi ingerendo 50 pastiglie di Seconal: pura indagine, continua domanda sull’esistenza, sulla colpa e sull’eterno soffrire.​


giovedì 21 gennaio 2016

Aspro è l’esilio

 

SALVATORE QUASIMODO

VENTO A TÌNDARI

Tìndari, mite ti so
Fra larghi colli pensile sull’acque
Delle isole dolci del dio,
oggi m’assali
e ti chini in cuore.

Salgo vertici aerei precipizi,
assorto al vento dei pini,
e la brigata che lieve m’accompagna
s’allontana nell’aria,
onda di suoni e amore,
e tu mi prendi
da cui male mi trassi
e paure d’ombre e di silenzi,
rifugi di dolcezze un tempo assidue
e morte d’anima

A te ignota è la terra
Ove ogni giorno affondo
E segrete sillabe nutro:
altra luce ti sfoglia sopra i vetri
nella veste notturna,
e gioia non mia riposa
sul tuo grembo.

Aspro è l’esilio,
e la ricerca che chiudevo in te
d’armonia oggi si muta
in ansia precoce di morire;
e ogni amore è schermo alla tristezza,
tacito passo al buio
dove mi hai posto
amaro pane a rompere.

Tìndari serena torna;
soave amico mi desta
che mi sporga nel cielo da una rupe
e io fingo timore a chi non sa
che vento profondo m’ha cercato.

(da Acque e terre, 1930)

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Il tema dell’esilio è preminente nelle poesie del Premio Nobel siciliano Salvatore Quasimodo (1901-1968), che trascorse gran parte della sua vita lontano dall’isola lavorando per il Genio Civile a Reggio Calabria, Firenze, Imperia e Sondrio. Il ricordo di una gita a Tìndari, centro archeologico della Magna Grecia come sospeso sul mare nei pressi di Milazzo, è la voce nostalgica del poeta: ma è una memoria eterea, trasfigurata, che si riveste dell’aspra realtà quotidiana e trasforma il ricordo stesso da dolce a malinconico.

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Tindari

TÌNDARI - FOTOGRAFIA © LORIS BERNARDI

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LA FRASE DEL GIORNO
L’uomo grida dovunque la sorte d’una patria.
SALVATORE QUASIMODO, La vita non è sogno




Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.  Essenziale ed epigrammatico, ha  temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


mercoledì 20 gennaio 2016

Ed è scacco

 

DARIA MENICANTI

IL BIANCO MUOVE

In via delle Lanterne il Caffè
è quasi buio. Nell’angolo stretto
alla vetrina il bianco muove ed è
scacco, finita la guerra
in un aristocratico silenzio.
M’alzo e m’avvio, calzo alle dita fredde
guanti casuali e intanto addio gli dico
addio con le sole labbra.

(da Ferragosto, 1986)

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L’amore è come una partita a scacchi: una serie di mosse sulla scacchiera dei giorni e della vita con arrocchi e alfieri, con sacrifici di pedoni o strategie difensive. Daria Menicanti, poetessa piacentina muove il suo pezzo bianco e dichiara scacco matto ad un amore: è una vittoria che sa di sconfitta, è un vuoto che subentra a quell’ultima scena girata quasi al rallentatore.

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The Cafe

MARY JANE ANSELL, “THE CAFE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Nell'amore ci sono tutti questi inconvenienti: affronti, sospetti, inimicizie, tregue, guerra poi di nuovo pace; se a questi incerti tu pretendessi di imporre una regola sicura e ragionevole, sarebbe né più né meno come se tu volessi fare delle pazzie con la testa a posto.
PUBLIO TERENZIO AFRO, L’eunuco




Daria Menicanti (Piacenza, 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.



martedì 19 gennaio 2016

Voglio ringraziare

 

XULIO LÓPEZ VALCÁRCEL

POESIA DEI DONI

Voglio ringraziare
per la notte e la pioggia
che ci restituisce la memoria della madre.
Grazie per la donna
che dà forma alla bellezza,
per il sesso, che unisce
in una sola carne
due solitudini,
e per il sonno che ci permette
di viaggiare verso la morte
e di ritornare.
Grazie per il vento
che ci fa stranieri di noi stessi
e per la pietra
che aspira a sognare l’eternità.

Voglio ringraziare per i bambini
che non conoscono né la colpa né la morte,
e per la musica,
anima trascesa in epifania.
Grazie per la luce che ci dona il mare
negli occhi dell’amata
e per l’aria frizzante e salubre.
Grazie per la bellezza che ci colma e ci intimidisce
e per l’alba
che ci offre l’illusione della prima volta.

Grazie
per la gioventù e per i sensi
per l’alloro e per il grano.
Grazie per il vino, che ci immerge
in un transito indolore,
per il prato, più tenace del tempo,
e per l’arte,
che ci trascende e sopravvive
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Voglio ringraziare
per i giorni che dividi con me,
per la carezza e per il bacio.

Grazie per il mare, assoluto e potente.
Grazie per il silenzio e per la poesia.

(da Memoria d'Agosto, 1993)

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“Un singolo pensiero di gratitudine innalzato al cielo è la preghiera più perfetta” scrisse Gotthold Ephraim Lessing. E ad una preghiera universale, al Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi, in effetti fa pensare questa poesia dello spagnolo Xulio López Valcárcel. È un ringraziamento per quello che ci fa stare bene, per l’amore, per la donna, per il mare, per la bellezza, per la pioggia, per l’alba, in una parola sola: per la vita…

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Freedom

FOTOGRAFIA © GLOW IMAGES

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LA FRASE DEL GIORNO
Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l'oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria.
MELANIE KLEIN, Invidia e gratitudine




Xulio Xabier López Valcárcel (Lugo, 1953), poeta e scrittore spagnolo. Laureato in Giurisprudenza presso l' Università di Santiago de Compostela, esercita la professione di avvocato giudiziario. Conosciuto soprattutto come poeta, ha preso parte ai gruppi "Cravo Hondo" e "De Amor e Desamor" e della redazione di Luzes de Galiza.


lunedì 18 gennaio 2016

Čechov per amico

 

LAMBERT SCHLECHTER

L’OPPOSTO DI OGNI POSTO, III, 3

dedicano i poeti facilmente
poemi ad altri poeti
rimborsare un debito
implorare un sorriso
o semplicemente il piacere
d’un segno che nessuno capirà
amicizie senza contratto & senza età
complicità in barba al nulla
chi capirà la mia felicità
d’avere Čechov per amico e Sylvia Plath

(da L’opposto di ogni posto, Interlinea, 2013 - Traduzione di Clemente Condello)

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È poesia colloquiale quella di Lambert Schlechter: colloquia non solo con il lettore ma con i modelli che ha assorbito nel corso degli anni nella sua cultura - in questa raccolta cita ad esempio poeti cinesi, Cesare Pavese, Omar Khayyam, Gilgamesh, il Qohélet. È il dialogo privilegiato che ogni poeta ha con i testi altrui, tanto da poter considerare i loro autori, per quanto lontani nel tempo e nello spazio, come amici.

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Poetry-Shelf

FOTOGRAFIA © JAMES JAFFE

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LA FRASE DEL GIORNO
Mandare l’anima da sola a veleggiare / attraverso i secoli & i continenti / a scoprire un passato-presente / ritrovare Gilgamesh e Qohelet e Omar Khayyam / e con loro essere d’accordo.
LAMBERT SCHLECHTER, L’opposto di ogni posto




Lambert_Schlechter_2011_Lambert Schlechter, (Lussemburgo, 4 dicembre 1941), scrittore lussemburghese di lingua francese, ha pubblicato una trentina di opere, suddivise in poesie, racconti, saggi, drammi teatrali. Il suo ultimo progetto è  Le Murmure du monde, una collezione di frammenti letterari, filosofici e autobiografici.


domenica 17 gennaio 2016

Venirti incontro

 

MARIO LUZI

AH, TU NON RESTI INERTE NEL TUO CIELO

Ah, tu non resti inerte nel tuo cielo
e la via si ripopola d’allarmi
poiché la tua imminenza respira contenuta
dal silenzio di lucide pareti
e dai vetri che fissano l’inverno.
Camminare è venirti incontro, vivere
è progredire a te, tutto è fuoco e sgomento.
E quante volte prossimo a svelarti
ho tremato d’un viso repentino
dietro i battenti d’un’antica porta
nella penombra, o a capo delle scale.

(da Quaderno gotico, 1947)

 

La donna è la protagonista delle 14 liriche raccolte da Mario Luzi nella plaquette del 1947 Quaderno gotico. È una donna che discende dallo Stilnovo e che richiama i Canzonieri medioevali come quello di Guido Cavalcanti: “Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, / che fa tremar di chiaritate l’âre / e mena seco Amor, sì che parlare / null’omo pote, ma ciascun sospira”. È una donna trascendentale, idealizzata, una figura superiore che può essere salvifica e condurre alla pienezza quella che scaturisce dalla penna di Luzi, provato da cinque anni di guerra.

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Rossetti

DANTE GABRIEL ROSSETTI, “LA GHIRLANDATA”, PART

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LA FRASE DEL GIORNO
Di nuovo gli astri d'amore traversano / lucidi sulle nostre teste opache / là dove noi scendiamo inconsapevoli / su opposte rive.
MARIO LUZI, Quaderno gotico




Mario Luzi (Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005), poeta italiano, fu uno dei grandi rappresentanti dell’Ermetismo. Più volte candidato al Nobel, fu insignito della Legion d’Onore. Fu Accademico della Crusca e senatore a vita.


sabato 16 gennaio 2016

E libri, voi, paradisi dipinti

 

GESUALDO BUFALINO

IMPROVVISO D’AMORE

Losanghe di cieli, cieli di gesso,
vecchio terrore che indosso ogni giorno;
muraglie da cui sempre mi ritorna
questa mia strenua voce d’ossesso;

e libri, voi, paradisi dipinti,
reticolati d’assurdo quaderno,
trionfo e sbarre di carcere eterno,
fughe immobili e nero labirinto:

oh mescetevi, carte, firmamenti,
memorie; fate rissa entro di me,
e inventatemi un nome, un altro viso.

Ora che lei m’ha parlato alla mente,
lei nel suo scialle di sposa di re,
con gli stupori e i corrucci e le risa…

(da L’amaro miele, Einaudi , 1982)

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Lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino era uomo di profonda cultura e un accanito lettore – nei primi anni ‘90 donò oltre 4500 libri alla Biblioteca di Comiso: non suonerà strano allora che ai libri e alle loro pagine chieda sostegno al suo innamoramento, che li usi come un oroscopo liberamente consultabile, come un manuale da cui attingere.

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Sargent

JOHN SINGER SARGENT, “UOMO CHE LEGGE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il primo segno d’amore consiste nel trasformare un essere che ci era domestico in un demone sconosciuto
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GESUALDO BUFALINO, Il malpensante




Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996), scrittore, poeta e aforista italiano. Insegnante, si rivelò tardi alla letteratura pubblicando nel 1981 Diceria dell'untore, con cui vinse il Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Il suo stile ricercato, ricco e  "anticheggiante" gli deriva dall’abilità linguistica e da una vasta cultura.


venerdì 15 gennaio 2016

Sull’iridata scia

 

ANTONIO BAROLINI

PALINURO

a Elena

E anch’io, nel sopore
chiudendo le palpebre,
come Palinuro,
cadrò dal bordo della nave
sull’iridata scia:
docile mare,
vaga follìa,
amore.

(da Poesie alla madre, Neri Pozza, 1960)

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Palinuro è un personaggio dell’Eneide di Virgilio: marinaio di Enea, mentre è al timone di notte viene tentato dal dio Sonno, che vince la sua resistenza e lo fa precipitare in mare durante la rotta dalla Sicilia a Cuma; il naufrago riesce a giungere sulla costa dove è trucidato dai barbari Lucani. Antonio Barolini, poeta veneto che ha spauto innestare gli influssi della poesia americana – era corrispondente dagli Stati Uniti per La Stampa – sulla sua familiare e cordiale elegia, si serve di Palinuro per ritagliarsi addosso l’immagine di un naufrago gettato dal fato nella follia dell’amore.

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Eimmart

GEORG CHRISTOPH EIMMERT, “PALINURO, TIMONIERE DI ENEA, CADE IN MARE”

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore è la saggezza dello sciocco e la follia del saggio
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SAMUEL JOHNSON




Antonio Barolini (Vicenza, 29 maggio 1910 – Roma, 21 gennaio 1971),  scrittore, poeta e giornalista italiano. Noto soprattutto come narratore, ha però svolto una singolare attività poetica  nella quale si trovano i tratti fondamentali della sua personalità: dalla visione della vita, di un cattolicesimo alacre, evangelico, alla preferenza per un discorso affabile, colloquiale.


giovedì 14 gennaio 2016

Una poetica magia

 

KONSTANTINOS KAVAFIS

IL POETA

Distaccato dal mondo, l’inebria una poetica magia:
il mondo intero per lui sono i bei versi.
Per il suo poeta la Fantasia costruì una casa
solida, immateriale, che la sorte non scuote.

Direte: “Che vita insulsa e inutile. Follia
credere che un suono seducente di flauto
sia la vita, e nient’altro”; o “Arida apatia
sferza colui che mai strema la pena

e la lotta del vivere”. Ma errato e ingiusto
è il vostro giudicare. Di lui, divina è la Natura.
Non giudicate con la vostra logica, cieca debolezza.

La sua casa ha pareti di magici smeraldi
con dentro mormorii di voci: “Sta’ tranquillo, amico;
medita e componi. Mistico apostolo, coraggio!”

(da Poesie erotiche, Crocetti, 1985 - Traduzione di Nicola Crocetti)

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“Non giudicate con la vostra logica, cieca debolezza”: è in questo verso del poeta greco Konstantinos Kavafis la risposta a quanti non capiscono e non considerano la poesia. Il loro approccio è sbagliato, incrostato delle cose del mondo, appesantito dalla logica o dall’assenza di sensibilità. Sono loro a muoversi goffi come degli struzzi incapaci di volare, mentre il poeta come l’albatro di Baudelaire si eleva invece nel cielo libero. Perché la poesia è magica, è divina, altro che un’arida apatia o una seducente follia!

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Puskin

PIOTR KONCHALOVSKY, “RITRATTO DEL POETA ALEKSANDR PUSKIN”

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LA FRASE DEL GIORNO
C’è una sola definizione della poesia: l’accoglienza che l’uomo riserva alla vita.
JOË BOUSQUET, Mistica




Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


mercoledì 13 gennaio 2016

In un laboratorio

 

WISŁAWA SZYMBORSKA

FORSE TUTTO QUESTO

Forse tutto questo
Avviene in un laboratorio?
Sotto una sola lampada di giorno
e miliardi di lampade di notte?

Forse siamo generazioni sperimentali?
Travasati da un recipiente all’altro,
scossi in alambicchi,
osservati non soltanto da occhi,
e infine presi a uno a uno
con le pinzette?

O forse è altrimenti:
nessun intervento?
I cambiamenti avvengono da sé
in conformità al piano?
L’ago del diagramma traccia a poco a poco
gli zigzag previsti?

Forse finora non siamo di grande interesse?
I monitor di controllo sono accesi di rado?
Solo in caso di guerre, meglio se grandi,
di voli al di sopra della nostra zolla di Terra,
o di migrazioni rilevanti tra i punti A e B?

O forse è il contrario:
là piacciono solo le piccole cose?
Ecco: una ragazzina su un grande schermo
Si cuce un bottone sulla manica.

I sensori fischiano,
il personale accorre.
Ah, guarda che creaturina
con un cuoricino che batte dentro!
Quale incantevole serietà
nell’infilare l’ago!
Qualcuno grida rapito:
Avvertite il Capo,
che venga a vedere di persona!

(Może to wszystko, da La fine e l’inizio, 1996 – Traduzione di Pietro Marchesani)

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Il mondo come un esperimento di un’entità più grande: è un’idea che appare qua e là nella letteratura – in particolare quella fantastica (c’è un racconto di Dino Buzzati in cui c’è un uomo che sta per colpire una mosca con un giornale e nella zampa di questa mosca c’è un mondo in miniatura, e non si sa se il nostro mondo sia quello dell’uomo o quello nella zampa della mosca) e fantascientifica (in The Dome di Stephen King la città intrappolata sotto una cupola, Chester’s Mill, è oggetto del sadico gioco di un gruppo di bambini alieni). Una simile ispirazione è arrivata anche alla poetessa polacca Wisława Szymborska, premiata con il Nobel proprio nell’anno in cui pubblicò questa raccolta.

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CBS

IMMAGINE © CBS

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mondo avrebbe potuto essere preso per un mondo folle, / e io l’ho preso solo per uso ordinario
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WISŁAWA SZYMBORSKA, Due punti




Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa e saggista polacca, insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996 “per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà”.


martedì 12 gennaio 2016

Finestre istoriate

 

JOHANN WOLFGANG GOETHE

LE POESIE

Son simili a finestre istoriate
le Poesie: finestre che, guardate
da la piazza a la chiesa, apron sui muri
una fila di buchi nudi e scuri.
E le guarda così la buona gente,
e dice poi che non ci vede niente.
Ma su, una volta alfine, penetrate
per la porta nel tempio, e là guardate!
Ecco, figure e scene, e cielo e mare,
tutto nei vetri luminoso appare.
Creature di Dio, semplici e liete,
gli occhi allegrate e l’anima pascete!

(Gedichte sind gemalte Festerscheiben, da Opere, Sansoni, 1970 – Trad. Benedetto Croce)

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Come più volte lamentato in questo blog, che, detto en passant, oggi compie otto anni, la poesia non sembra trovare molto spazio nel mondo moderno. E mi trovo a concordare con il grande scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe qui tradotto nientemeno che da Benedetto Croce: quello che manca è la capacità di immergersi nella poesia, di capirne la grandezza, la sua possibilità di rivelare quello che sta dietro le cose. È bellissima l’immagine scelta da Goethe: la poesia è come le finestre a vetrate delle chiese, che dall’esterno sembrano soltanto vetri scuri; ma, entrando, portando in esse la nostra sensibilità e la nostra emozione, allora rivelano il loro meraviglioso disegno alla luce.

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Duomo

VETRATE DEL DUOMO DI MILANO – FOTOGRAFIA © KIERAN LYNAM

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LA FRASE DEL GIORNO
La vera poesia ha la capacità di liberarci, come un Vangelo laico, dai gravami terreni che ci opprimono donandoci serenità interiore e benessere esterno.
JOHANN WOLFGANG GOETHE, Riflessioni e massime




Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832), scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo tedesco. Esponente di spicco dello “Sturm und Drang”, approdò a un più composto classicismo. Tra le sue opere  Le affinità elettive, il Faust, il Viaggio in Italia e una ricchissima produzione poetica.


lunedì 11 gennaio 2016

Sotto le immobili parole

 

FRANCO FORTINI

ALTRA ARTE POETICA

Esiste, nella poesia, una possibilità
che, se una volta ha ferito
chi la scrive o la legge, non darà
più requie, come un motivo
semi modulato semi tradito
può tormentare una memoria. E io che scrivo
so ch’è un senso diverso
che può darsi all’identico
so che qui ferma dentro il verso resta
la parola che senti o leggi
e insieme vola via
dove tu non sei più, dove neppure
pensi di poter giungere, e cominciano
altre montagne, invece, pianure ansiose, fiumi
come hai visti viaggiando dagli aerei tremanti,
Città impetuose qui, sotto le immobili
parole scritte tue.

1957

(da Poesia e errore, 1959)

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“Dichiara che il canto vero / è oltre il tuo sonno fondo / e i vertici bianchi del mondo / per altre pupille avvenire” aveva scritto Franco Fortini una decina di anni prima di questi versi in una poesia intitolata Arte poetica. Un poeta lo sa che le parole che scrive, una volta sulla carta o su schermo, non sono più sue: prendono vita, si lasciano afferrare come farfalle da chi li legge, si lasciano spillare in un album di emozioni che non sono le stesse di scrive.

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Olbinski

RAFAL OLBINSKI, “LETTERS TO EUROPE”, PART.

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia / non muta nulla. Nulla è sicuro. Ma scrivi.
FRANCO FORTINI, Una volta per sempre




Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.



domenica 10 gennaio 2016

Maieutica

 

DANILO DOLCI

UN VIOLINO D’ARGENTO O DI ALLUMINIO

Un violino d’argento o di alluminio
non è un violino:
forse più splendido, non è più lui.

Certe strade si trovano anche al buio
ma certe no:
non voglio avere rimorso
di spingere qualcuno verso strade
a me più care
e un giorno poi si trovi sopra il vuoto.

C’è una parola,
quasi ho vergogna a dirla
anche se indispensabile – non si usa
e può sembrare un po’ professorale:
maieutica.
È l’arte di aiutare a partorire,
la scienza di far nascere alla vita.

È strano e non è strano
che non sia una voce popolare:
chi di noi riconosce
la mano della propria levatrice?

(da Poema umano, Einaudi, 1974)

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La maieutica è il metodo socratico: la capacità di trarre dall’allievo dei pensieri personali, sviluppati con la propria testa, e non imposti dall’insegnante. È il metodo usato dal sociologo e poeta Danilo Dolci: ciascuno si interroga, si confronta con gli altri, li ascolta e quindi prende una decisione – quello che tecnicamente viene detto empowerment, ovvero capacitazione; è questo coinvolgimento che permette infine la possibilità di cambiare. Ma la maieutica è anche l’arte dell’ostetrica – quella è l’etimologia già del termine greco usato da Socrate: e il Dolci poeta più che il Dolci sociologo sottolinea questa calzante analogia.

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Raffaello

RAFFAELLO SANZIO, “LA SCUOLA DI ATENE”, PART.

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LA FRASE DEL GIORNO
Conoscenza è vera opinione sostenuta da ragione.
PLATONE, Teeteto




Danilo Dolci (Sesana, 28 giugno 1924 – Trappeto, 30 dicembre 1997), sociologo, poeta ed educatore italiano.  Dopo una prima esperienza di educatore e sociologo a Nomadelfia, maturò la sua vocazione di riformatore sociale dedicandosi al riscatto di una delle zone più depresse d'Italia, la Sicilia occidentale. Motivi sociali e religiosi si fondono originalmente nella sua produzione poetica.

sabato 9 gennaio 2016

Dall’altra parte di un ponte

 

AMALIA BAUTISTA

IL PONTE

Se mi dicono che sei dall’altra parte
di un ponte, per quanto strano sembri
che tu sia dall’altra parte ad aspettarmi,
io attraverserei il ponte.
Dimmi qual è il ponte che separa
la tua vita e la mia,
in quale ora scura, in quale città piovosa,
in quale mondo senza luce è questo ponte,
e lo attraverserò.

(El puente, da Tre desideri, 2006)

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“Tra adesso e adesso / tra io sono e tu sei / la parola ponte” scriveva il Premio Nobel messicano Octavio Paz. Quel ponte, simbolo di unione, assume in questi versi della poetessa spagnola Amalia Bautista la valenza di dichiarazione d’amore: se c’è un modo di riuscire a realizzarlo, questo amore, se c’è un ponte da passare per finalmente trovarsi insieme, farà di tutto per poterlo attraversare, nonostante le difficoltà, rappresentate da quel buio calato sulla città.

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Ponte Pietra

FOTOGRAFIA © BEAUTIFUL PORTALS

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando andiamo incontro all'amore / andiamo tutti bruciando.

AMALIA BAUTISTA, Tre desideri




Amalia Bautista (Madrid, 1962) è una poetessa spagnola laureata in Scienze dell’Informazione. Con un linguaggio colloquiale esprime una profonda ansia di assoluto, intesa come amore, soprattutto su temi erotici, dove indaga la passione e l’emozione.


venerdì 8 gennaio 2016

Bianchi pennacchi


ATTILIO BERTOLUCCI
VENNERO I FREDDI


Vennero i freddi,
con bianchi pennacchi e azzurre spade
spopolarono le contrade.
Il riverbero dei fuochi splendé calmo nei vetri.
La luna era sugli spogli orti invernali.


(da Fuochi in novembre, 1934)
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Poche pennellate, e il poeta parmense Attilio Bertolucci dipinge un bozzetto delle sue terre d’inverno, quelle pendici d’Appennino dove scorrono il Cinghio e l’Enza, che a maggio si riempiranno del rosso dei papaveri e del verde e giallo delle gaggìe. Ora sono il bianco e l’azzurro a dominare il deserto ghiacciato su cui splende la luna, mentre tutti riposano al caldo dei camini nelle case.

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Carmignani
GUIDO CARMIGNANI, “SUL CINGHIO, EFFETTO D’INVERNO”
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LA FRASE DEL GIORNO
Scende la notte – / nessun fiore è nato – / è inverno - anima – / è inverno.
ANTONIA POZZI, Parole



Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.


giovedì 7 gennaio 2016

Una corsa inarrestabile

 

GONZALO FRAGUI

LE DONNE E L’AMORE

a Max Resto

L’amore
è una corsa inarrestabile
tra due
(o più)
Il primo che arriva
perde.

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Secondo il poeta venezuelano Gonzalo Fragui questa è la visione dell’amore che hanno le donne: una gara infinita dove quello che conta non è l’arrivo ma proprio il gareggiare. Del resto, come dice un’altra poesia di Fragui, intitolata Le donne e la filosofia, “Uno propone un amore platonico / e loro rispondono con un odio aristotelico”.

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New York

FOTOGRAFIA DI NORMAN PARKINSON

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LA FRASE DEL GIORNO
Lo sguardo di una donna / è l’unico ponte / che ci permette di raggiungere / l’altro lato del giorno
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GONZALO FRAGUI




Fragui

Gonzalo Fragui (Mucutuy, 1960), poeta, narratore, giornalista ed editore venezuelano. Laureato in Comunicazione Sociale, è co-fondatore del gruppo letterario e del fondo editoriale Mucuglifo. Ha pubblicato le raccolte di poesie:  Di altri avvertimenti, Due minuti e mezzo, L'ora di Giobbe, Viaggio a Penelope ed Epistolabio .