giovedì 22 dicembre 2016

Cinque haiku per l’inverno

 

L’haiku è un mondo in miniatura: nelle sue diciassette sillabe (nell’originale, chiaro) riesce a porre il lettore davanti a quel miracolo dell’emozione o della sensazione che è la poesia. Il ciclo naturale delle stagioni riflette sempre la quotidianità di questa forma di poesia con i suoi profumi e i suoi colori: lo fa tramite il kigo, un riferimento diretto o indiretto al tempo dell’anno in cui è composto. Ecco cinque esempi invernali scritti da Yosa Buson (1716-1784), Kobayashi Issa (1763-1828) e Ryūnosuke Akutagawa (1892-1927).

 

YOSA BUSON

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Anatre color mandarino
estinguono ogni bellezza:
bosco invernale.

 

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Si può sentire persino
la neve frantumarsi -
com’è buio!

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KOBAYASHI ISSA

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Ero soltanto.
Ero.
Cadeva la neve.

 

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Prima neve.
Piccole lanterne
sulle borse di paglia.

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RYUNOSUKE AKUTAGAWA

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Vento freddo d’inverno.
Il colore del mare
resta nelle sardine essiccate.

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Giappone

KEISAI EISEN, “TEMPIO DI ASAKUSA IN INVERNO”, 1812

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LA FRASE DEL GIORNO
Lo haiku non è un pensiero ricco ridotto ad una forma breve, ma un evento breve che trova tutt’a un tratto la sua forma esatta.
ROLAND BARTHES, L’impero dei segni




Kobayashi_Issa-PortraitKobayashi Nobuyuki, noto con lo pseudonimo di Kobayashi Issa (Kashiwabara, 15 giugno 1763 – 19 novembre 1827) poeta, pittore e sacerdote laico buddhista giapponese. Maestro dell’haiku con  Matsuo Bashō, Yosa Buson e Masaoka Shiki, ne scrisse oltre 20.000, rinnovando il genere classico con il romanticismo, l’autobiografia e il sentimento personale.


Taniguchi Buson, noto come Yusa Buson (Kema 1716 – Kyoto, 25 dicembre 1784), poeta e pittore giapponese figlio di padre veneziano. Le sue liriche affrontarono soprattutto le tematiche della natura e della esistenza umana e raggiunsero un buon livello letterario grazie alla forza descrittiva e al realismo delle immagini.


AkutagawaRyūnosuke Akutagawa (Tokyo, 1º marzo 1892 – 24 luglio 1927), scrittore e poeta giapponese, fu adottato da una famiglia di ascendenza samuraica e fin da bambino si interessò alla letteratura cinese classica, per poi avvicinarsi ai testi di Mori Ōgai e di Natsume Sōseki, oltre che ai romanzi di importazione occidentale. La sua opera più nota è il racconto Rashōmon, edito nel 1915. Sofferente di allucinazioni nervose, a 35 anni si uccise con un’overdose di Veronal.


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