mercoledì 16 aprile 2008

La forma della poesia


La Queen's English Society, importante associazione culturale inglese, invoca una definizione ufficiale e precisa di poesia. In pratica, vorrebbe che si definisse tale solo la poesia che utilizza le rime e i versi tradizionali: altrimenti, dice il portavoce, Lord Lamb, si tratterebbe di prosa che va a capo ogni tanto.

Siamo d'accordo che il sonetto, il madrigale e altre antiche forme di componimento debbano essere ingabbiate in questi canoni. Ma il verso libero, apparso in Italia già nel Duecento, è parte integrante della poesia. Questa, in effetti, non è data dalle rime e dalla metrica, ma dalla musicalità, dall'uso delle immagini e delle parole, dalla sorpresa, dalla meraviglia che riesce a suscitare nel lettore, dal modo di evocare, di alludere: la poesia è una penombra in cui distinguere oggetti indistinti, la prosa è una piena luce.

Patrizia Valduga, che pure scrive in endecasillabi rimati e che pratica sovente la terzina dantesca, dice che non concorda con la Queen's English Society e rivendica la sua scelta: "Per me scrivere in rima è un obbligo, una costrizione. Ho bisogno di una struttura chiusa per sentirmi libera".

Giuseppe Conte apre invece a un ritorno alla schematica della poesia: "Le rime sono state saccheggiate da canzoni e pubblicità, e abbandonate dalla poesia, che invece dovrebbe inventarne di nuove e sorprendenti".

Valerio Magrelli ricorda Robert Frost: il poeta americano diceva che "scrivere poesie senza rime e senza metro è come giocare a tennis senza rete"; lo stesso Magrelli però cita anche Montale, fiero di aver sistemato un componimento con una "zeppa", perché altrimenti gli sarebbe venuto un endecasillabo.

Maurizio Cucchi affida a versi d'occasione la sua risposta:
"La norma è cangiante e interna,
giorno per giorno muta forma e senso:
Le forme sono storia, la storia
è tempo, che nel tempo
passa cambiando veste e idea.
Il verso stesso, diceva un grande,
non è essenziale alla poesia.
Lasciamo ai pedanti l'ansia
cupa e sinistra di definire..."

Massima libertà, dunque, un'anarchia del verso, tenendo sempre ben presente la distinzione fatta da Samuel Taylor Coleridge: "Prosa: parole nel loro ordine migliore. Poesia: le migliori parole nel loro ordine migliore".


Jean-Henri Fragonard, "La ragazza che legge"


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LA FRASE DEL GIORNO
Un'anima è fatta di fuoco e di cristalli di rocca. È una cosa molto severa e dura in senso vetero-testamentario ma è anche dolce come il gesto delicato con cui la punta delle sue dita sfiorava le mie ciglia.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943

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