lunedì 11 maggio 2009

La luce della poesia

GIORGIO CAPRONI

PERCH'IO...

... perch'io, che nella notte abito solo,
anch'io, di notte, strusciando un cerino
sul muro, accendo cauto una candela
bianca nella mia mente - apro una vela
timida nella tenebra, e il pennino
strusciando che mi scricchiola, anch'io scrivo
e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto
che mi bagna la mente...

(da Il seme del piangere, 1959)

Che splendida poesia questa di Giorgio Caproni: è una metafora dell'ispirazione poetica, dello scrivere. Tutti noi che ci dilettiamo con racconti e poesie siamo come chi si sveglia di notte e rischiara il buio con la debole e tremolante fiamma di una candela: l'ispirazione, l'intuizione, l'analogia fulminante che costituisce il nocciolo stesso di una poesia, la trama segreta che sostiene un racconto. Il pensiero, l'immaginazione, la fantasia è quella luce che spazza angoli della mente, anche con dolore o angoscia o malinconia: noi poeti con le nostre candele dell'amore e del ricordo.

 

Fotografia: Pxhere

 

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LA FRASE DEL GIORNO
Sul foglio di carta / il poema si fa / come il giorno / sulla palma dello spazio.
OCTAVIO PAZ, Ritorno




Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissima quest'immagine di
una vela aperta nella notte...

luciana - comoinpoesia.com

DR ha detto...

Come una vela nella notte oscura del lago, davvero...