martedì 5 gennaio 2010

La pena di Michelstaedter

CARLO MICHELSTAEDTER

ONDA PER ONDA BATTE SULLO SCOGLIO

Onda per onda batte sullo scoglio
- passan le vele bianche all'orizzonte;
monta rimonta, or dolce or tempestosa
l'agitata marea senza riposo.
Ma onda e sole e vento e vele e scogli,
questa è la terra, quello l'orizzonte
del mar lontano, il mar senza confini.
Non è il libero mare senza sponde,
il mare dove l'onda non arriva,
il mare che da sé genera il vento,
manda la luce e in seno la riprende,
il mar che di sua vita mille vite
suscita e cresce in una sola vita.
Ahi, non c'è mare cui presso o lontano
varia sponda non gravi, e vario vento
non tolga dalla solitaria pace,
mare non è che non sia un dei mari.
Anche il mare è un deserto senza vita,
arido triste fermo affaticato.
Ed il giro dei giorni e delle lune,
il variar dei venti e delle coste,
il vario giogo sì lo lega e preme
- il mar che non è mare s'anche è mare.
Ritrova il vento l'onda affaticata,
e la mia chiglia solca il vecchio solco.
E se fra il vento e il mare la mia mano
regge il timone e dirizza la vela,
non è più la mia mano che la mano
di quel vento e quell'onda che non posa…
Ché senza posa come batte l'onda
ché senza posa come vola il nembo,
sì la travaglia l'anima solitaria
a varcar nuove onde, e senza fine
nuovi confini sotto nuove stelle
fingere all'occhio fisso all'orizzonte,
dove per tramontar pur sorga il sole.
Al mio sole, al mio mar per queste strade
della terra o del mar mi volgo invano,
vana è la pena e vana la speranza,
tutta è la vita arida e deserta,
finché in un punto si raccolga in porto,
di sé stessa in un punto faccia fiamma.

(Pirano, agosto 1910)

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Di Carlo Michelstaedter e della sua travagliata vita conclusa da un colpo di rivoltella a soli ventitré anni si è già detto. Questa è una delle ultime poesie che scrisse, due mesi prima del gesto definitivo. Appare chiaro che l’impossibilità di dire l’inesprimibile lo tormenta: ne risulta un discorso che veleggia tra il tragico e il mistico e si dipana di fronte al mare di Pirano, dove il giovane poeta e filosofo si era ritirato dopo la tesi e dopo aver comunicato al padre che non sarebbe stato professore ma che si sarebbe ritirato al mare.

Quella strofa finale racchiude in sé tutto il dolore di Michelstaedter, basta a spiegare perché vivere gli sia parso insostenibile fino a diventare “fiamma” – e del resto sulla tesi di laurea aveva disegnato una lucerna e la parola greca απεσβησθεν, “io mi spensi”. Alla sorella Paula aveva indirizzato una poesia che rappresentava una specie di biglietto d’addio: le diceva “Lasciami andare, Paula, nella notte / a crearmi la luce da me stesso, / lasciami andar oltre il deserto, al mare / perch'io ti porti il dono luminoso / … molto più che non credi mi sei cara”.


Ann Steer, "Onda che si infrange a Wedge Point"

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LA FRASE DEL GIORNO
Vana cosa è la filosofia se esce dalla vita – è l'ultima illusione, e l'ultimo gioco del vecchio rimbambito – è l'ultimo ottimismo che arresta la vita nel suo glorioso svolgimento verso l'universale.
CARLO MICHELSTAEDTER, Sfugge la vita




Carlo Raimondo Michelstaedter (Gorizia, 3 giugno 1887 – 17 ottobre 1910), scrittore, poeta filosofo e letterato italiano. Sul versante lirico, ha lasciato poesie di varia ispirazione e di diverso spessore con suggestioni petrarchesche, carducciane, dannunziane e leopardiane che ricalcano la sua riflessione teorica. Si uccise a 23 anni dopo un litigio con la madre.



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