sabato 9 giugno 2012

Fremito segreto

 

JAIME GARCÍA TERRÉS

ARCHITETTURE INTIME

Ci sono poesie costruite
in una sola sera
                                     senza alcun problema
perché scaturiscono rotonde nella luce vespertina
come interi microcosmi,
                                                            fatte
e finite,
                          dono agile della musa.

Altre invece richiedono anni
interi di lavoro sparso:
numerose bozze
                                                 dopo ricerche
minuziose in climi molto differenti.

Ma non sappiamo nulla,
                                           quali che siano
i casi,
                      del fremito segreto;
                                                                 niente di nuovo
riusciamo ad imparare dai percorsi,
                     né dai più brevi né dai più lunghi;
solo che conducono il sogno a completare il suo destino
aprendoci gli occhi sulla sua esperienza.

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Eugenio Montale lasciò trascorrere tredici anni tra la stesura della prima parte di Dora Markus e la seconda. C’è da pensare che Giuseppe Ungaretti invece impiegò pochi secondi per mettere sulla carta di un taccuino le quattro parole di Mattino il 26 gennaio 1917. Scrivere una poesia non è questione di sola tecnica: è un sedimentare di pensieri che si mescolano con intuizioni ed emozioni e poi si trasformano in versi. L’ispirazione può essere immediata o covare giorni, mesi, addirittura anni come un fuoco sotto la cenere. È a questo mistero che pensa il  messicano Jaime García Terrés: nulla è spiegabile, tutto è ineffabile, ma il poeta continua, come Juan Ramón Jiménez, a ricercare “il nome esatto delle cose”.

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FRANTISEK KUPKA, “AMORPHA, FUGUE EN DEUX COULEURS”

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LA FRASE DEL GIORNO
Le parole che ho detto, i canti che ho misurato / sono stati verità per un istante, poi più nulla.
JAIME GARCÍA TERRÉS




Jaime García Terrés (Città del Messico (24 maggio 1924 – 29 aprile 1996), poeta editore, saggista, traduttore e diplomatico messicano. Direttore del Fondo di Cultura Economica, fu ambasciatore in Grecia dal 1965 al 1968. La sua opera indaga la banalità del vivere quotidiano. Tradusse Eliot, Pound, Yeats, Benn e Hölderlin.


2 commenti:

Vania ha detto...

...quanto mi piace questa !!!

..."superficiale e intimo" questo scritto.

...superficialità coinvolgente.

Ciaooo Vania

DR ha detto...

In fondo, è ancora il discorso sul poeta-artigiano che facevamo l'altro giorno, Vania