venerdì 12 giugno 2015

Sempre ricordando

 

 

JOSÉ HIERRO

È LA MANO CHE RICORDA

È la mano che ricorda.
Viaggia attraverso gli anni,
sfocia nel presente
sempre ricordando.

Annota, nervosamente,
quel che ha dimenticato vivendo,
la mano della memoria,
sempre recuperandolo.

Le immagini spettrali
si fanno solide,
dicono quel che erano,
perché sono tornate.

Perché erano carne di sogno,
puro materiale nostalgico.
La mano le sottrae
al loro limbo magico.

(da Cuaderno de Nueva York, 1998)

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“Ora che torna la sera / d’argento e grigio, ora che ho / innanzi agli occhi, nella mia lingua, / il colore, il sapore del tempo, / ora, infine, quanto dolorosamente, / quanto limpido, esatto, lo vedo!”: è la mano che ricorda, è la mano che scrive versi e incasella in quartine, in sonetti, in madrigali la memoria perché non sfugga, perché più non svanisca, come dice il poeta spagnolo José Hierro.

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The Writing Master

THOMAS EAKINS, “THE WRITING MASTER”

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LA FRASE DEL GIORNO
Scrivo gli ultimi canti che strappai alla vita. Li scrivo dentro la gabbia della mia vita. Non potrei scriverli nella mia memoria, come con un dito, sul vetro appannato dal freddo del fuori, ho bisogno di vederli, non solo ricordarli. Averli presenti davanti ai miei occhi, non come naufraghi, relitti sulla sabbia. I miei salvatori.
JOSÉ HIERRO, Cuaderno de Nueva York




José Hierro del Real (Madrid, 3 aprile 1922 – 21 dicembre 2002), poeta spagnolo della generazione detta “sradicata” influenzato dalla poesia di Gerardo Diego. Incarcerato per quattro anni dopo la guerra civile, divenne araldo della “poesia testimoniale”, passando nel tempo a temi esistenziali.


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