lunedì 29 giugno 2015

Una spiaggia di corteccia

 

GONZALO MILLÁN

NOMI E SEGNI EFFIMERI

A quello stesso albero ero tornato
un’altra estate a cercare quel cuore, inciso male
su una spiaggia di corteccia liscia
con la lama irregolare di un coltello.
La crescita dell’inverno e della linfa
aveva distorto le nostre lettere,
le frecce e i graffiti infantili,
fino a perderli nel labirinto per sempre
inghiottiti dal mulinello dei rami.

(da Relación personal, 1968)

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Il poeta cileno Gonzalo Millán era attratto dall’effimero come manifestazione dell’arte e della poesia: un’impronta sulla sabbia, una conchiglia, un gusto vuoto di chiocciola. Qui protagonista è il tempo, che rende transitori i segni d’amore incisi da due ragazzi sulla corteccia di un albero: la pianta si è ingrandita e il suo vigore ha inglobato in sé quei graffiti, li ha dispersi nella sua nuova grandezza creando una metafora della precarietà del momento nel vasto oceano del tempo.

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Carved

FOTOGRAFIA © 123RF

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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo è troppo vasto, non si lascia riempire. Tutto ciò che uno vi getta s’ammollisce e si stira.
JEAN-PAUL SARTRE, La nausea




Gonzalo Millán Arrate (Santiago, 1° gennaio 1947 – 14 ottobre 2006), poeta cileno. Considerato una delle figure più importanti della cosiddetta generazione degli anni Sessanta, di cui fu il più giovane rappresentante, ha fondato e diretto la rivista di poesia El Espíritu del Valle. Fu anche traduttore dall'inglese, dal francese e dall'olandese.


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